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Dal Veneto Suavia
Pubblicato il 10/06/2024
La Terra ha in sé Musica per chi la sa ascoltare
La Terra ha in sé Musica per chi la sa ascoltare

Cosa determina il carattere? Quali sono gli elementi determinanti di una personalità?
In tanti negli anni hanno cercato una risposta, trovandone varie: i genitori, il DNA, le frequentazioni o ciò che ci segna durante il nostro tragitto, la nostra storia.
Secondo la teoria bio-psicosociale il carattere è il risultato dell'interazione della persona, in base alle sue attitudini, con l'ambiente o gli ambienti, non deve stupire che la stessa cosa accada anche ai vitigni e il loro frutto: da questo nasce la linea “I LUOGHI” di Suavia.
Vini figli delle stesse uve, la Garganega, vendemmiate nella stessa finestra temporale, sottoposte alla stessa vinificazione, senza concedere alcuna deviazione né modifica, ma provenienti da zone storiche UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) del Soave, che presentano ambienti e microclimi particolari.
I Tessari vivono e coltivano la terra nel cuore del Soave Classico da generazioni. La svolta nel 1982, quando Giovanni e la moglie Rosetta decidono di interrompere il conferimento delle uve alla cantina sociale e, con intraprendenza e spirito pionieristico, iniziano a vinificare e imbottigliare direttamente. Una bella avventura in cui si sono immerse anno dopo anno, una dopo l’altra, anche le figlie Meri, Valentina e Alessandra, ognuna con una particolare attitudine e specializzazione. Una famiglia serena e unita, tanto nella vita quanto nel lavoro, e l’azienda Suavia (dall’antico nome di Soave) è considerata un po' un’altra sorella.
I LUOGHI è un progetto frutto della loro sensibilità, della netta percezione che le parcelle possedessero un’energia potenziale estremamente differente, dai risultati unici, espressivi e particolari, che avessero un’anima propria e cantassero con una voce diversa, una voce a cui hanno voluto dare spazio, prima di tutto studiando il terreno.

Parlare di terreno vulcanico in senso generale è sbagliato o, meglio, limitante, anche se solo l’1% dei vini nel mondo proviene da suoli di origine vulcanica c’è una enorme differenza tra le diverse aree, ad esempio tra il terreno vulcanico di Soave, formatosi milioni di anni fa, e quello decisamente più recente, e ancora in continua trasformazione, dell’Etna. La prima nel sottosuolo è molto friabile, si è disintegrata e gli elementi sono così fruibili dalle radici delle piante che vi arrivano senza ostacoli.
Ma anche all’interno dello stesso areale si registra variabilità; nonostante tutti i 30 ettari di vigneto di Suavia siano nella parte orientale del Soave Classico, caratterizzata da terreni vulcanici unici, (a differenza di quelli della zona occidentale a base calcarea) essi sono frammentati in 10-12 posizioni diverse, infatti cambiano la collina, la composizione, la densità del suolo e la sua morfologia, cambiano il versante, la quota e l’esposizione: da qui nascono appartenenza e unicità all’interno di una grande varietà.
Il suolo, in particolare, ha una memoria antichissima, un grande storico dell’arte diceva “ciò che non è scritto nei libri cercatelo nelle rocce”, perché il terreno è un grande database, si è formato in maniera violenta, scomposta, con esplosioni e assestamenti, e si è modificato nel corso dei secoli assorbendo cambiamenti climatici, eruzioni vulcaniche e sconvolgimenti tettonici, compattamenti e l’azione disgregante degli agenti atmosferici: tutto questo nutre e custodisce la vite, e di esso la vite parla.

La Terra ha in sé Musica per chi la sa ascoltare
La Terra ha in sé Musica per chi la sa ascoltare
Giuseppe Benciolini

Così è iniziato il piano di ricerca che ha coinvolto l’esperto pedologo professore Giuseppe Benciolini, che ha visto lo studio di tre terreni diversi. In ognuno sono stati scavati dei profili di suolo, analizzati e realizzate piccolissime microzonazioni aziendali. 
Questo ha portato all’ottenimento di una produzione limitata, frutto di una grande selezione, solo 2.000 bottiglie per zona, chiuse con la capsula a vite, in cui i vini sono unici, distinguibili e autentici. La vinificazione prevede una lunga maturazione in acciaio e due anni di riposo in bottiglia.
Un’esaltazione delle differenze che si è ricercata anche correndo il rischio di non incontrare tutti i palati. 
I suoli, o gli ambienti per essere precisi, che comprendono altre variabili, fanno parte di tre Unità Geografiche Aggiuntive: FittàCastellaro e Tremenalto. Tutti i vini sono dell’annata 2020, interamente lavorati in acciaio. Li raccontiamo per chi non c’era.

Vigneto Fittà
Vigneto Fittà
Vigneto Fittà

Fittà è in alta collina, il vigneto (1 ettaro) è baciato dal sole e il terreno profondo, oltre due metri, è ricchissimo di argilla, il vigneto ha più di 70 anni e gode di esposizione Sud ed Est. Il calice ha sfumature dorate ed è evidente l’intensa espressività aromatica fin dal primo istante, con cedro e mandarino, accenni di fieno e fiori di camomilla, mela renetta e ricordi di testa di cerino appena accennati. Al sorso rivela un profilo verticale che bilancia la buona struttura e una piacevolissima dolcezza di fondo che conduce alla chiosa finale dal sottile ricordo salino. 

Vigneto Castellaro
Vigneto Castellaro
Vigneto Castellaro

A Castellaro (meno di 1 ettaro), il vigneto è esposto a nord, guarda la Lessinia, e già a 80 cm si incontra il basalto, ma le radici scendono anche oltre il metro e mezzo, il terreno è ricco di scheletro, povero di nutrienti, si rivela magro, rossastro, e molto drenante. L’impianto è più giovane, degli anni ’70.
Il vino si muove su un altro registro in cui il profilo speziato domina, si affiancano the verde e mela Granny Smith croccante e succosa, fiori di verbena e arie balsamiche ma una nota sulfurea tradisce la sua natura. Più esile nel corpo e di maggior dote sapida risulta più austero, la tensione minerale è evidente, al palato è sferzante e ricco di energia. 

Vigneto Tremenalto
Vigneto Tremenalto
Vigneto Tremenalto

A Tremenalto (2 ettari), il terreno è molto scosceso, esposto a ovest si pone ad una quota più bassa, il terreno fino non presenta traccia di roccia fino 150 cm, con una tessitura più equilibrata. Grazie ai terrazzamenti il suolo è rimasto intatto ed è composto da pura roccia madre completamente disgregata con colori da suoli tropicali, rari da vedere, indici di un processo estremamente avanzato. Radici e suolo sono in simbiosi totale.
Il vino ne trae quindi vita e ci regala vera leggiadria, si intuisce subito una cifra stilistica elegante con nota gessosa e ricordi silicei, pesca gialla e albicocca, cotognata e riverberi agrumati. Il sorso è bivalente, risulta agile per freschezza e sapidità cesellate ma offre una pienezza gustativa evidente, gode di un registro sobrio che costituisce il suo punto di forza.

Tre perfette espressioni dell’intimo significato dei cru.

Nella presentazione non potevano mancare altri capolavori dell’azienda a partire dai vini figli del Trebbiano di Soave, frutto di un importante progetto di recupero. 
Il Trebbiano di Soave è una varietà autoctona che condivide una parte del DNA con Turbiana e Verdicchio, ma considerata varietà da taglio, senza una sua identità. Suavia in collaborazione con Attilio Scienza ha svolto un grande lavoro sulla genetica, arrivando a una selezione massale che ha portato alla creazione del Massifitti (2010) e ora di Opera Semplice, una via per massimizzare l’espressione di questo vitigno.

da sinistra Meri Tessari, Luciano Mallozzi, Sara Speroni
La Terra ha in sé Musica per chi la sa ascoltare
Attilio Scienza
Opera Semplice Metodo Classico
Opera Semplice Metodo Classico

Il Trebbiano di Soave spumantizzato nella sua essenza (dosaggio zero e senza solfiti aggiunti), presenta un lato minerale grazioso su fondo di pesca e carambola; accenni di fiori di camomilla arricchiscono il quadro composto da miele, salvia ed erbe di macchia marina. Affilato e salino, con freschezza molto reattiva.

Trebbiano di Soave Massifitti 2020
Trebbiano di Soave Massifitti 2020

Presentato nel 2010, primo Trebbiano di Soave 100% della denominazione. Paglierino screziato di foglie d’oro da cui emergono profumi freschi, ariosi, di ginestra e melone, cristalli di sale e wasabi, una spruzzata di lime che in bocca mostra un andamento sinusoidale, apparendo fresco, poi virando su toni più dolci dove la parte glicerica riaffiora e lasciando poi spazio a sensazioni sapide e minerali, per ricominciare...

Da notare il finale molto gradevole che oscilla tra la crema di limone e i toni finemente balsamici.

Soave Classico Monte Carbonare 2021
Soave Classico Monte Carbonare 2021

Monte Carbonare è il capocannoniere di Suavia, 100% Garganega, nato da una terra magica, nera, e da cui nacque tutto quando nonno Giuseppe nel 1940 acquistò la parte sud e creò il primo vigneto. Qui l’uva ha una marcia in più, ha la stoffa del campione e il vino lo dimostra. Nel calice si presenta con una veste dorata, scende glicerico mostrando un corpo suadente e nei profumi conferma la sua ricchezza, con arancio e mandarino, semi di girasole, pescanoce e un mix di frutta tropicale cui si aggiungono sensuale biancospino, toni balsamici ed erbe di campo mentre sul fondo giocano a nascondino sensazioni iodate e nel contempo fumé. Il sorso è generoso e avvolgente rinfrescato da ricordi di lime e mineralità salina, ha il fisico del campione ma lo esibisce con eleganza e garbo, senza muscolarità.

Per concludere, una frase attribuita a Shakespeare, un invito poetico, recita “The earth has music for those who listen”  ed è proprio questo, la capacità di ascoltare, di sentire la sinfonia della propria terra o, in senso più ampio, dei propri LUOGHI che Suavia ha mostrato… aprendo forse la strada per maggiori e ancora più interessanti approfondimenti
Suavia

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