L’Abruzzo è una terra unica, un baluardo di autenticità, incastonato tra le vette del Gran Sasso e le brezze dell’Adriatico, custode di luoghi in cui il tempo sembra sospendersi, dove la natura serba gelosamente i suoi segreti e l’uomo, con rispetto e dedizione, riesce a intrecciare la propria storia con quella della terra.
Quest’angolo d’Italia è una perfetta fusione di paesaggi incontaminati, antichi borghi arroccati dall’anima di pietra, castelli imponenti, una cultura che affonda le radici in secoli di storia e conserva intatta la sua anima selvaggia e piena di fascino.
Come la cantina Pasetti, che ha saputo trasformare l'energia primordiale di questo territorio in calici vibranti di emozione.
Prima di ogni altra definizione, Pasetti è una famiglia unita e virtuosa che incarna l'essenza dell'ospitalità, tessuta di sorrisi genuini, racconti affascinanti e momenti di autentica condivisione. È raro incontrare persone capaci di trasmettere così tanto con disarmante semplicità e sincerità.
La loro storia risale all’epoca borbonica, quando Silvestro Pasetti comprò alcuni ettari di terra dal Marchese Farina cominciando a impiantare vigneti, e non ha conosciuto interruzioni nonostante le devastazioni della fillossera.
Domenico “Mimmo” Pasetti inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, la cui sede storica è a Francavilla al Mare, negli anni ’60 e l’attività, ci racconta, era impostata con il criterio abruzzese di allora, il vino si vendeva in damigiana o addirittura in cisterna.
La sua mansione era acquistare le uve, e con il passare dei giorni, grazie alla sua esperienza, si rendeva conto delle profonde, e sorprendenti, differenze nel risultato della vinificazione, a seconda della provenienza. Toccando con mano le sfumature e un vissuto enologico diverso da zona a zona, cominciava a farsi strada l'intuizione di scovare quei territori così vocati, anche se distanti da eredità, lasciti e tradizioni familiari, spinto solo dalla ricerca della vera elezione.
In Abruzzo dominavano numerose cantine sociali che potevano contare su quantitativi impressionanti ed emergere era difficile, i Pasetti da soli non avrebbero mai potuto competere ed ecco la scintilla, la decisione di cambiare coniugando anche l’esigenza recondita di fare qualcosa di diverso, trovare un’altra via e puntare sulla qualità della produzione.
Ogni domenica, Mimmo e la sua inseparabile compagna, la moglie Laura, partivano da Francavilla, sulla costa, per intraprendere un viaggio di esplorazione. Con il cuore colmo di speranza, si avventuravano tra vigne e terreni, cercando con passione le alture che potessero rivelare la chiave per realizzare i loro sogni. La loro ricerca non era solo un atto di scoperta, ma un viaggio verso la creazione di qualcosa di straordinario, un desiderio ardente di dare vita a prodotti di qualità che potessero deliziare i sensi e soddisfare le loro aspirazioni di creare del buono.
Dopo numerosi tentativi decisero di acquistare una proprietà a Pescosansonesco, frutto di una lunga trattativa che si è conclusa con un compromesso scritto a mano su un foglio di giornale, su quel terreno oggi sorge la Tenuta Testarossa che ancora custodisce il vigneto più vecchio.
Ne è seguito un periodo intenso e non facile, un capitolo di vita che ha portato con sé una rottura familiare profonda, quando il padre non riuscì a comprendere il coraggioso gesto di abbandonare un percorso già tracciato per avventurarsi in un salto nel buio e, quando, dopo soli due mesi, una gelata inaspettata quasi distrusse l'unico vigneto produttivo.
Ma la primavera successiva portò con sé i primi germogli, simboli di gioia e speranza, culminando nella prima vendemmia che rivelò un prodotto straordinario e un balzo qualitativo senza precedenti. Con il passare degli anni e i successi ottenuti, anche il padre di Domenico si è lasciato conquistare da questa nuova realtà, diventando il primo sostenitore di un cambiamento tanto atteso. Ha accolto con entusiasmo anche quelle pratiche agricole che un tempo erano state osteggiate, come il diradamento, comprendendo finalmente che il risultato dipendeva anche da queste scelte audaci.
Oggi la Cantina Pasetti rappresenta un raro esempio di lungimiranza, coraggio e integrità morale, possiede tutti i suoi vigneti, per un’estensione di 270 ettari di cui 70 vitati. Sono ubicati interamente nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in un ambiente purissimo e ricco di biodiversità, e sono l’unica cantina autorizzata ad apporne il logo sul retro delle bottiglie.
Attualmente, la gestione e l'attività della cantina sono affidate ai figli: Francesca Rachele, responsabile amministrativa, Massimo, responsabile commerciale per i mercati esteri, e Davide, enologo con una vasta esperienza internazionale.
I vini prodotti prendono vita tutti da varietà autoctone come il Montepulciano d’Abruzzo, il Trebbiano d’Abruzzo, la Passerina, il Pecorino e il Moscatello di Castiglione, con una piccola incursione di Cabernet Sauvignon.
Un'intensa ricerca e audaci scommesse si intrecciano per dar vita non solo a vini di qualità superiore, ma a veri e propri elisir dotati di un'anima, di una voce unica e inconfondibile. Ogni territorio è stato studiato e ora è dedicato ad un vino specifico.
I vigneti si trovano in aree che presentano una ampia varietà di condizioni pedoclimatiche e una geologia variegata, ciò contribuisce ad amplificare la ricchezza delle espressioni ricavabili e a narrare ogni sfumatura del luogo.
L'ultima avventura si snoda lungo un crinale che separa la provincia dell'Aquila da quella di Pescara, con l'acquisizione di 150 ettari a Forca di Penne, un sito affascinante, ad un'altitudine che raggiunge i 1.050 metri sul livello del mare e che ha sempre rivestito un'importanza strategica per la storia e l'economia della regione.
La storia qui si tocca, si possono ancora scorgere i ruderi di un'antica torre di avvistamento, eretta per difendersi dai Saraceni, successivamente stazione di sosta per la transumanza e punto di scambio per i prodotti trasportati. In seguito, ospitò un tribunale militare dove i briganti, dopo sommari processi, venivano tristemente giustiziati. Certamente, un territorio straordinario per il suo clima, un crocevia di influenze continentali e marine, che delinea condizioni ideali per la produzione di uve, Chardonnay e Pinot Nero, destinate alla spumantizzazione. Una nuova frontiera per l'Abruzzo, ancora da scoprire, che si presenta come un'opportunità affascinante e ricca di potenzialità.
Di nuovo la capacità di guardare oltre.
È importante sottolineare l’elemento umano di Pasetti, che ha investito nella tipicità e nella valorizzazione delle aree montane, perseguendo una scelta consapevole di sostenibilità basata su analisi, cura e rispetto per il futuro. I successi ottenuti non sono solo commerciali, ma derivano da una profonda etica e un autentico amore per la terra, unito a una ferma volontà di proteggerla e farla rinascere, perché qui il vino non è solo un prodotto, ma il respiro profondo di una terra indomita, il sussurro del vento tra i filari, il battito segreto della montagna.
I VINI IN DEGUSTAZIONE
Abruzzo Pecorino ‘Collecivetta’ 2023 – 13%
La vinificazione in acciaio esalta la freschezza del prodotto e la sua territorialità. Di aspetto paglierino lucente, al naso si presenta con due anime distinte: una agile e croccante, caratterizzata da frutti ricchi e complessi, con melone bianco e soffi tropicali, e l'altra densa di mineralità, profonda e identitaria, con sfumature scure che richiamano muschio e terra umida, arricchite da delicate note di mandorla e una dolcezza avvolgente di nocciola tostata, seguite da accenni di anice ed erbe di campo. Al palato, l'ingresso è morbido e suadente accompagnato da una significativa carica glicerica, che si ravviva successivamente grazie a una freschezza vivace e ad una pregevole progressione sapida. È fondamentale sottolineare l'eccellente persistenza, che celebra la componente più dinamica del vino, esaltando il perfetto connubio tra piacevolezza e mineralità.
'Collecivetta' incarna in modo impeccabile l'armonia del blend di uve Pecorino provenienti da due parcelle distinte: argilloso-calcareo a Pescosansonesco e ciottoloso-sabbioso a Capestrano.
Trebbiano d’Abruzzo Superiore Testarossa 2022 – 13,5%
Il Trebbiano, vitigno emblematico dell'Italia, trova la sua espressione più autentica nelle terre d'Abruzzo, in particolare nelle zone più fresche, come a Capestrano situato a 450 metri sul livello del mare. Qui, questo vitigno offre una versione straordinariamente raffinata e complessa, una identità non replicabile altrove.
Il calice si presenta con eleganti screziature oro verde in cui si intrecciano profumi di fiori bianchi e delicati sentori fruttati di pesca bianca, nespola e melone oltre una mineralità chiara che racconta il terroir. Emergono, appena accennati, un tocco di pepe bianco e morbidezze di burro e pasticceria, infine cenni fragranti di scorza d’agrumi arricchiscono il quadro.
Il sorso è vivace e snello nonostante non tralasci un sostegno avvolgente con un accenno glicerico; la pronuncia è incisiva, la bocca è pervasa da una freschezza vibrante, che funge da impalcatura e sostegno del vino in un concetto complessivo di grande equilibrio e una sapidità più contenuta. La sensazione è quella di un potenziale evolutivo significativo, capace di aprire la strada a speziature e cenni balsamici di grande finezza.
Il mosto fermenta in acciaio, solo un 10% in barrique, cui segue un periodo sulle fecce fini.
Testarossa Rosato 2024 -13,5%
Proviene dal vigneto vicino al lago di Capo d'Acqua, un invaso artificiale, dove si trova la piccola Atlantide d’Abruzzo, paradiso per gli appassionati di immersione di tutto il mondo, in cui sono ancora visibili il selciato dei viottoli antichi, due mulini e un colorificio. Un luogo affascinante e misterioso, caratterizzato dalla bassa temperatura delle acque che, restando costante intorno ai dieci gradi tutto l’anno, impedisce il proliferare di alghe e piante lacustri e garantisce un'ottima visibilità.
Da Montepulciano in purezza e brevissimo contatto con le bucce. Il calice è un caleidoscopio e roteando rivela una gamma affascinante di vivaci tonalità di rosa, che spaziano dal delicato confetto al sofisticato cipria, fino a raggiungere il vibrante cerasuolo. Questa complessità cromatica si accompagna a un'intensità seducente, capace di catturare l'attenzione e stimolare i sensi.
La dominante evoca la gioiosità di ciliegia croccante e della fragolina di bosco, accompagnata da aliti salmastri e un mazzetto odoroso di gerani, roselline e violette, arricchito da note di pompelmo rosa che si intrecciano con un ventaglio di erbe di campo e humus. La mineralità si presenta audace e senza compromessi. Nel calice, il vino si svela con una struttura solida, accompagnata da una tessitura elegante e raffinata. La sua complessità è accentuata da una delicata astringenza che avvolge il palato, mostra una grande coerenza gusto-olfattiva.
Montepulciano d’Abruzzo ‘Madonnella’ 2022 – 14%
Il piccolo di casa Pasetti, definito il vino d’entrata, si mostra molto compatto con cuore rubino screziato da sfumature porpora giovanili sul bordo.
Nei profumi sviluppa un'esperienza stratificata. Inizialmente, si percepiscono note intense di sciroppo di amarene e gelatina di mirtillo, accompagnate da accenni di prugna matura, spezie delicate, rosa appassita e la tipica vegetazione della macchia mediterranea. Successivamente, il bouquet evolve verso toni terrosi, con sfumature di muschio, china e grafite, creando un affascinante gioco di chiaro-scuro. Questa complessità aromatica è una caratteristica distintiva dei grandi Montepulciano, un perfetto connubio di fragranza e austerità. L’assaggio è generoso e piacente, con una trama tannica elegante, centrale e compatta, e una progressione rinfrescata da un tocco vegetale.
Proviene dai vigneti più giovani. Macerazione e fermentazione in acciaio, maturazione in botte grande di rovere da 20hl e 60hl e successivo affinamento in bottiglia.
Montepulciano d’Abruzzo Testarossa Riserva 2021 – 14,5%
Questo vino porta la firma della cantina Pasetti, è l’etichetta di punta e, come afferma Mimmo, non segue una ricetta prestabilita, ma deve catturare l'essenza dell'annata. È il risultato di un'accurata vinificazione, con passaggi in legni di diverse dimensioni e tipologie, tra barrique e botti grandi, che variano di anno in anno. Proviene dai vigneti che hanno minimo venti anni di età.
La matrice fruttata è simile a quella del vino precedente ma si presenta avvolta in un elegante manto di macchia mediterranea, con note predominanti di mirto, e spezie dolci. Si percepiscono una balsamicità intensa e spunti di polvere da sparo, toni torbati e note più selvatiche di agrifoglio e ginepro, in una raffinata complessità. Tutta l'essenza del Montepulciano emerge con forza anche all’assaggio, dove la struttura e la concentrazione tannica, seppur di elevatissima qualità, sono maggiori. Il profilo gustativo si presenta seducente, ampio nei rimandi fruttati, e la freschezza puntuale e tonica conferisce una leggerezza elegante, accompagnando il palato in un lungo finale.
Montepulciano d’Abruzzo ‘Harimann’ 2017 - 15%
Punta di diamante della cantina è il vino premiato con i 5 Grappoli di Bibenda 2025.
Proviene dal vigneto più antico, due ettari di tendone con oltre sessant’anni di vita e rese molto ridotte. Il nome, di origine longobarda, evoca la figura degli uomini che, al termine della loro carriera militare, diventavano ‘uomini liberi’, godendo di pieni diritti civili e spesso ricevendo in concessione terreni e proprietà. Questo richiamo alla libertà si riflette nello spirito audace di Mimmo e Laura, neosposi impegnati nella ricerca di una nuova strada da percorrere.
A quasi otto anni dalla vendemmia presenta un colore rubino con bordo ancora purpureo, con impressionante integrità olfattiva e confettura di more in primo piano, ma il quadro è più raffinato e si arricchisce progressivamente di sfumature di sandalo, pepe e noce moscata, si amplifica la presenza dei sentori di grafite e viene poi completato da sfumature penetranti di china e rabarbaro.
Imperioso, in bocca seduce e conquista, è al contempo dinamico e avvolgente. Esplode con vigore e sensualità, rivelando un sorprendente guizzo di salinità che si intreccia con tannini fitti e ben integrati. Questa sinfonia di sapori culmina in un finale fruttato e balsamico, offrendo un'esperienza di somma piacevolezza che incanta e lascia un'impronta indelebile.
Dal punto di vista analitico, questo vino si distingue per la sua complessità, presentando dei valori in termini di estratti, alcol e polifenoli, paragonabili ad un grande Amarone, ma senza il processo di appassimento delle uve.
La sua eleganza e struttura lo rendono un'esperienza sensoriale unica, capace di emozionare e sorprendere, un vero e proprio tributo al piacere.
Sara Speroni
Di seguito il reportage fotografico dell'evento.









Pasetti
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