“Salon. Con questo nome fu designata la più importante rassegna periodica dell’arte francese che, specialmente nei secoli XVIII e XIX, esercitò una funzione d’orientamento essenziale per la cultura artistica, non solo di Francia ma in buona parte d’Europa”. Ma Salon è anche il cognome di Eugène Aimé, nato nel 1867. Il nome è lo stesso, il periodo, più o meno, coincide; se poi il riferimento è all’arte Aimé non è secondo a nessuno: la sua opera d’arte l’ha creata!
Andiamo con ordine. Lasciamo da parte l’esposizione di pittura e scultura che si svolgeva presso il Louvre. Eugène Aimé cresce nella Champagne e ha in testa il suo Champagne. Probabilmente non soddisfatto di ciò che beveva all’ombra della Torre Eiffel (eh sì! L’ha vista fare!), dove si sostentava facendo il pellicciaio, decide di farsi il vino da sé. Compra due vigneti a Le Mesnil sur Oger, sua terra di origine, poco meno di un ettaro. Nel 1911 crea il suo primo Champagne e nel 1914 crea la sua prima Maison, una piccola produzione destinata al consumo famigliare e a un ristretto giro di amici(!). Nel 1920, visto il successo, ormai fuori dal ristretto ambito familiare, si passa alla commercializzazione, voluta più dal mercato che dal proprietario. Nello stesso anno diventa il vino della casa del mitico ristorante Maxim’s di Parigi. La cuvée “S” di Salon, di Mesnil sur Oger nella Côte des Blancs, tra Choully, Cremant, Avize, Oger e le Mesnil era e resta un grandissimo Champagne. Con lui nasce il Blanc de Blancs, monovitigno, ma anche “mono-cru” e “mono-annata”: nulla è più come prima. Champagne: frutto di vitigni diversi, annate diverse e assemblaggi di uve provenienti da zone diverse. Salon: solo Chardonnay, solo uve di Mesnil, millesimato, e solo i migliori millesimi (solo 37 nel XX secolo). La Cuvée S è l’unico Champagne prodotto, proviene dal Jardin de Salon e, ora, da altre 19 parcelle scelte di Chardonnay. Oggi l’azienda esporta il 95% della produzione e appartiene al gruppo Laurent-Perrier. La vinificazione e la maturazione dei vini avviene solo in acciaio (il rovere, demi-muid, è stato abbandonato da una quindicina di anni). Niente malolattica e dieci anni a contatto con i lieviti, più un paio a riposare in cantina dopo il dégorgement.
Salon 1997: giallo paglierino tenue con bagliori perlacei, le bollicine, che sgorgano copiose, incantano e ipnotizzano. Finezza e complessità, fiori d’acacia e biancospino, lievito e brioche, mela verde e nocciola, gesso e ginepro, lieve speziato e crema di limone. In bocca è leggero e profondo, fresco ed elegante, di straordinario equilibrio e voluttuosamente minerale. La frizzantezza è una suadente carezza al palato che corrobora la scia agrumata e dona una entusiasmante bevibilità. Stile, sapore e persistenza incommensurabili. Parafrasando Dante: “lo dolce ber che non m'avria mai sazio”.
Salon Delamotte
5-7 Rue de Brèche d’Oger
51190 Mesnil-sur-Oger
www.salondelamotte.com