Fiocco rosa in casa Coletti Conti! Fermi!, non affrettatevi per cercare di rimediare alla “gaffe” di non esser stati tra coloro che hanno prontamente fatto gli auguri al neo papà e alla splendida puerpera. Si parla di nascita sì, ma la nascita di un nuovo vino. Entra in famiglia l’Hernicus Bianco - Passerina del Frusinate che affianca il Bianco Arcadia, da uve Manzoni Bianco in purezza, e gli straordinari rossi di impeccabile fattura (dopo un primo tentennamento cediamo alla tentazione di ricordarvi quali sono: i due Cesanese del Piglio, Romanico ed Hernicus, a base di Cesanese di Affile, e l’Igt Cosmato, mix di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot, Syrah e Cesanese di Affine). Un bel vino figlio di un vitigno straordinariamente autoctono e straordinariamente interessante. Il mitico e ironico Antonello (al secolo Anton Maria Coletti Conti) avrebbe potuto affrontare il mercato con un nome con più “appeal”, soprattutto in un momento storico caratterizzato da Bunga-Bunga (inteso non come toponimo australiano di Moreton Bay e delle loro usanze aborigene né inteso come il celebre scherzo organizzato da Virginia Woolf denominato “bufala del Dreadnought”, aggiungo che non si può continuare a vivere serenamente senza la conoscenza approfondita delle due cose di cui sopra), da amazzoni libiche e da farfalline ostentate (Belén a Sanremo). Insomma il vino si sarebbe potuto chiamare, facendo scempio della concorrenza, “Vulvaia” oppure “Poggio del Vagineto” oppure “Montis Veneris” oppure un anglofono ed eloquente “Four Lips”. Niente di tutto ciò. Il guelfo Coletti Conti percorre la strada già tracciata da precedenti prodotti aziendali che trovano la loro culla nello splendido scenario ciociaro che ha come cornice i monti Ernici.
Nel bicchiere lucenti tonalità paglierine sono percorse va lievissime striature dorate. Ci accolgono al naso rassicuranti e piacevoli sentori di mela e pesca prontamente seguiti da toni vegetali di sambuco e salvia; in chiusura fiori di zagara e acacia segnatamente ad un ritorno fruttato di agrumi ne disegnano un profilo variegato e complesso. È stuzzicante l’“acchiapparella” gustativa tra freschezza e tocco ammandorlato: ora l’un cattura l’altro e viceversa. La morbidezza arrotonda il tutto e tutti insieme plasmano un finale di buona lunghezza e fruttato. Provato con soddisfazione su pasta e fagioli, patacche (pasta acqua e farina, piatto tipico di Serrone), zucchine e pecorino o su spaghetti burro e parmigiano (piatto dall’apparente semplicità ma semplicemente gustoso).
Coletti Conti
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