Adoro il mare in inverno. Passeggiare sulla sabbia, sentire le sferzate del maestrale sul viso mi regalano sensazioni bellissime. L’odore intenso della salsedine e dello iodio, gli spruzzi d’acqua gelida, il mormorio sommesso delle onde sono uno stimolo fantastico: riesco a immergermi nei miei pensieri e a scavare dentro di me come non saprei mai fare nel silenzio “assordante” della mia casa.
La spiaggia del Poetto, a Cagliari, è un posto davvero magico. Otto chilometri di paesaggio mozzafiato, incastonati tra la Sella del Diavolo e il litorale di Quartu Sant’Elena, che lasciano incantato, sebbene l’incoscienza degli uomini sia riuscita a violentare anche questo paradiso; senza distruggerlo del tutto, fortunatamente. Un ripascimento demenziale messo in atto nel 2002 per contrastare l’erosione della spiaggia ha sostituito la splendida sabbia, bianca e finissima, che impreziosiva quel luogo come un seducente gioiello, con un miscuglio di tutt’altro genere, per colore e grana, senza peraltro porre un rimedio definitivo alla situazione. Ma la Natura sa essere più forte dell’uomo e il luogo, pur privato di una veste così bella, è rimasto comunque stupendo.
I manuali del perfetto degustatore raccomandano scrupolosa attenzione alla location nella quale esercitarsi: luce giusta, assenza di odori, temperatura e umidità sotto controllo, tovaglie bianche, ambiente silenzioso… Tutto scolasticamente impeccabile, per carità, ma - per una volta - proviamo il brivido dell’eccezione. Immaginatevi a passeggiare lungo la spiaggia del Poetto, inebriati dalla forza del vento, dal profumo struggente di un mare agitato quel tanto che basta a incutere timore e rispetto. Le orecchie piene di suoni ancestrali, gli occhi appena socchiusi e illuminati dalla luce tenue ma diffusa del tardo pomeriggio di febbraio. E immaginate nella mano un calice di un vino che è figlio della stessa terra, della stessa Natura; che ha respirato lo stesso vento e lo stesso mare, che è stato plasmato da una storia e da una cultura dense di suggestioni diverse, che il tempo e gli uomini hanno saputo magicamente fondere in un insieme straordinario come la vista che vi sta circondando. Un roccioso Vermentino di Gallura, un plastico Carignano del Sulcis, un terragno Cannonau… ma anche un elegante Nasco, un setoso Monica, uno schietto Nuragus, uno speziato Cagnulari, una raffinata Malvasia di Bosa. Magari non ne vedremo il colore esatto, non ne percepiremo l’aroma e il gusto così bene da poterli raccontare. Ma degustare un vino è anche, soprattutto, “emozionarsi”.
Apro gli occhi e mi guardo attorno. Per un attimo il vento sembra essersi placato. Non capisco se il mio volto è bagnato dagli spruzzi o da una lacrima. Respiro profondamente. La vita può essere bellissima.