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Vino di Destra o Vino di Sinistra? Tra serio e faceto
Pubblicato il 22/02/2013
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Qualche tempo fa, mi è capitato sotto gli occhi un articolo su un sondaggio realizzato da una società americana, riguardo le tipologie di vino preferite dagli elettori americani, democratici e repubblicani, in vista delle elezioni del Presidente.

Dovessimo riproporre lo stesso “giochino” in Italia, che vino potrebbe preferire l’elettore di destra piuttosto che quello di sinistra? Ovvero, quali potrebbero essere le caratteristiche organolettiche che dovrebbe avere un vino, per avere più o meno dignità di destra o di sinistra? Potrebbe all’occorrenza la robustezza di un barolo dal tannino ancora ruvido farci abbracciare un programma con “No tasse, No Imu”? Poi penso al dissenso che avrebbe avuto il grande produttore Bartolo Mascarello che citava nelle sue etichette “No barrique no Berlusconi”; in questo caso sarebbe più opportuno ricorrere ad un vino di pronta beva, non pretenzioso ma con il giusto tenore alcolico necessario a farci credere che veramente esista un mondo ideale senza Equitalia.

O forse sarebbe meglio un buon sorso di Lambrusco, vivo ed orgoglioso come la sua terra, sempre pronto ad aggiustare il palato (e talvolta lo stomaco) di fronte alla grassa ed opulenta proposta del Professore che punta alla riduzione della pressione fiscale e del debito pubblico e contemporaneamente al pareggio di bilancio nel 2013.

La scelta del vino, così come gli addetti ai lavori ben sanno, non è mai casuale: il fine ultimo è l’armonia con il piatto, senza prevaricazione alcuna da entrambe le parti. Ma se Bersani propone l’abbattimento del Porcellum (sistema elettorale lontano da facili ironie) e l’abbassamento del numero dei parlamentari e del loro stipendio, (ti piace vincere facile…) sarebbe poi così fuori dai dettami da parte nostra, esaltare la convenzionale semplicità di tale programma con il più luminoso dei Franciacorta, intenso e fragrante al punto tale da esaltare l’instabilità dei manifesti politici e farci sognare di rinchiuderci in cantine di botti di rovere (naturalmente piene) e non uscirne, almeno fino al completo assemblaggio delle prossime primarie del 2018? E se proprio non dovessimo decidere in tempi utili, si consiglia il ricorso al Vin Santo: dolce ma allo stesso tempo secco; sarebbe come decretare “Il Gran Rifiuto” di spirituale memoria; sembra andar di moda di questi tempi…

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