Marche, una regione al plurale: una vastità di illimitati panorami, una molteplicità di storie intricate e frammentate, una variabilità di ricchezze culturali ed enogastronomiche. È il luogo ove la diversità si esprime senza sbavature, con un susseguirsi di paesaggi, di sapere, di maestria, di sapori e profumi. Terra per antonomasia vocata alla produzione di extravergine di qualità, che ha fatto dell’olivo uno degli artefici della nota microeconomia rurale, ancor oggi tratto distintivo delle gentil locali. Data, infatti, 1263 il documento redatto a Venezia, che esaltava il profilo qualitativo dell’oro verde dell’antica Marka gotica, di quel territorio di confine lungo il quale i popoli si sono dibattuti, quasi imitandone le gesta e attingendo dal ricco bagaglio di biodiversità. Ascolana, Frantoio, Leccino sono solamente alcune delle cultivar divenute ormai parte integrante di quelle colline verde-argenteo che impreziosiscono i panorami osservabili dai cingoli - i famosi “balconi marchigiani” - e stretti tra il cangiare delle colture e l’azzurro del mare. Ed è proprio ai navigatori greci che risalivano la rettilinea costa del Piceno a prefigurarsi il Conero, quella rupe enorme ai cui piedi trovano dimora, tra gli altri, alberi di ulivo. Intorno ad Ancona, adagiata sul promontorio, l’azienda del Carmine si batte per una continua ricerca della fusione armonica tra tradizione e innovazione: la prima fa tesoro, dunque, del ricco lascito di popoli adusi alla produzione dell’olio; la seconda, invece, mira a reinterpretare usi e consuetudini del passato. Ed è così, proprio in questo lembo di congiunzione e confine, che - sul finire degli anni Ottanta - si incontrano due famiglie, accumunate dal desiderio di rendere la tradizione dell’extravergine il simbolo della locale rinascita culturale.
Antonio Roversi e Laura Di Mattia, pertanto, intrapresero una profonda attività di reimpianto di 11000 ulivi (articolati su 26 ettari), e di adozione di moderne tecniche di lavorazione: rigorosa attenzione durante la raccolta, frangitura entro poche ore, e l’impiego di un frantoio a ciclo continuo a due fasi, costituiscono i fattori di successo di un’azienda vocata alla riscoperta e valorizzazione del territorio. Ed infatti, dal desiderio di evidenziare la biodiversità nascono i monovarietali, quintessenza delle differenti cultivar presenti: dal fruttato armonico e intriso di foglia di pomodoro dell’Ascolana, al fruttato verde saporito di mandorla del Frantoio, dal delicato retrolfatto di carciofo proprio del Leccino, all’elegante complessità della FS 17, tutti gli oli danno prova della grande ricchezza marchigiana. Il legame con il terroir non si esaurisce, tuttavia, nella realizzazione di extravergine, ma prosegue con un progetto che sembra ricalcare il modello - assai diffuso in questi luoghi - del distretto. Il complesso aziendale si configura, pertanto, come un cantiere in continua evoluzione, che ha visto, nel tempo, sorgere la “Tavola del Carmine”, ristorante nato con l’intento di trasformare la cucina locale in una sorta di percorso sensoriale, e l’Agriturismo “A 3Passi”, dotato di 7 camere. Un luogo che svela, sin dal nome, la posizione nevralgica dell’Azienda del Carmine: a pochi “passi” da Ancona, da alcuni dei più suggestivi Borghi d’Italia, dal Conero, dal mare. E da quei quattro ettari di orto, appositamente pensato per approvvigionarsi di materia prima sempre fresca, e per offrire alle famiglie - e ai più piccoli - l’opportunità di recuperare un perduto rapporto con la natura.
Azienda Del Carmine
Via del Carmine, 51
60126 Ancona
Tel. 071 889403
www.aziendadelcarmine.it