È l’anima di una cultura millenaria; è l’indole profonda dei vigneti che assorbono dai terreni calcarei sali ed essenze di un terroir unico; è un’antica arte che ha plasmato nel tempo il paesaggio. La viticoltura nella Valle dell’Esino, infatti, arricchisce le colline marchigiane con segni tangibili delle prassi vitivinicole, fondendosi armonicamente con i dolci pendii che culminano in filari del noto Verdicchio di Matelica. La lontana vocazione di queste terre alla produzione di vino è testimoniata dai ritrovamenti di centinaia di grappoli nella Tomba di Villa Clara, offerti in dono durante la sepoltura di un principe guerriero. Ma furono i Romani a rendere la vite la forza trainante dell’economia delle Marche, facendo propri i vigneti tra Fabriano e Camerino. Un itinerario che, ancor oggi, si inoltra tra i comuni ricompresi nel disciplinare di produzione della Doc (giunta nel 1967), regalando un’istantanea di questo lembo d’Italia. Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Cerreto d’Esi e Fabriano sono motivo di viaggio e costituiscono la principale attrattiva di quella lenta - ma concentrata - alternanza di scenari naturali, suggestive “finestre” sul fiume Esino e dolcezza del panorama marchigiano. Quello stesso ondulato sovrapporsi di filari che portò i Romani a stanziarsi in questi luoghi, attribuendo a ciascun possedimento un nome capace di rievocarne le naturali caratteristiche.
Nacque, così, il Fondo Palianus (ove era conservata la Lapide di Palio), successivamente “Pagliano”, appellativo usato nei Registri dei Catasti di Bastiano Vespa per indicare le proprietà degli abitanti del quartiere della città. Di quell’agglomerato che, dall’alto di uno sperone, domina la campagna circostante e quasi culla le viti lungo i suoi stessi pendii. Ed è proprio tra questi dolci declivi che trova dimora Borgo Paglianetto, da sempre attiva in un progetto di “rinascita” dell’areale su cui insiste. Non sono soltanto il rispetto della terra - attraverso prassi biologiche d’avanguardia - e la minimizzazione dell’uso dei solfiti a rappresentare il tratto distintivo della Cantina. Ma è una politica di valorizzazione delle risorse umane il leit motiv dell’azienda, che intende trasmettere l’unicità di una provincia poliedrica, facendo delle sue etichette il veicolo della propria filosofia e le custodi di saperi oramai dimenticati. Una provincia nella quale la natura, le arti, l’operosità delle genti locali coesistono nella consapevolezza di essere - ciascuna - un tassello importante di un mosaico perfetto.
Fedeli interpreti di questo mosaico, nascono vini sintesi e custodi della storia di Matelica e del “suo” Verdicchio. “Terra Vignata” (Doc), emblema della risaputa freschezza di un Verdicchio a maturazione non elevata, richiama infatti - nel nome - il termine impiegato dai Romani per delineare le zone vocate alla coltivazione della vite. Di tutt’altra impronta, invece, lo “Jera” (Docg) che, nell’alfabeto runico, indicava un cambiamento o una raccolta favorevole. Nel calice, dunque, si ritrova il potenziale evolutivo del vitigno, a sua finezza e un’avvolgenza che matura timidamente, affacciandosi solo dopo adeguato affinamento. Nel Borgo Paglianetto, ciascun acino - e ciascun vino - restituisce l’essenza dei 25 ettari di vigneto collocati in una posizione unica nelle Marche: un inusuale orientamento Nord-Sud che conferisce struttura, freschezza, equilibrio. E una piacevole sinestesia… l’illusione di ritrovarsi, ad ogni sorso, nel cuore della Valle dell’Esino, immersi tra i profumi, i sapori e i colori che riecheggiano nel calice.
Borgo Paglianetto
Località Pagliano, 393
62024 Matelica (MC)
Tel. 0737 85465
www.borgopaglianetto.it
info@borgopaglianetto.it