Il Barolo è un grande vino e negli ultimi trent'anni è stato fatto un grande lavoro sui cru. La nostra famiglia produce un Barolo classico con uve provenienti da tutti i nostri vigneti, ma produciamo anche un Barolo da singola vigna (Ornato), quindi siamo assolutamente a favore dell'indicazione dei cru in etichetta. Tuttavia siamo stufi di sentire che il Barolo frutto di assemblaggio venga chiamato base o “regular”, come dicono gli americani: per noi sono termini dispregiativi. Non esiste un Barolo che sia la base di una fantomatica piramide qualitativa, si tratta semplicemente di due prodotti diversi, che nascono con un'impostazione diversa. Ecco il perché della nostra provocazione.
Cesare Benvenuto spiega così le ragioni che hanno portato l'azienda Pio Cesare ad inserire in etichetta la scritta “...E non chiamatelo base!” sul loro Barolo classico. Ormai la tendenza è quella di dover per forza classificare tutto, di chiudere in compartimenti stagni il vino, di renderlo qualcosa che deve competere persino con se stesso. E allora ecco che il Barolo non di singola vigna deve comunque essere inquadrato in uno schema, incluso in una cerchia: diventa il “base” e automaticamente viene declassato, ritenuto meno interessante, più facile, più immediato.
Eppure, nel bicchiere, tutto sembra dire il contrario.
La battaglia è culturale, non è solo questione di semantica, non è il gusto di fare polemica, ma è un modo ironico di dire “attenzione alle semplificazioni!”. “E non chiamatelo base” significa riaffermare cioè che anche l'unione di diversi terreni, diverse esposizioni, diversi vigneti, può dare vita ad un Barolo eccezionale che sia “espressione di un intero territorio”.
L'azienda Pio Cesare lavora in maniera tradizionale fin dal 1881, sia in vigna che in cantina, con un solo obiettivo: fare vini di altissima qualità. Non esiste perciò il Barolo base, ma il Barolo di qualità, e su questo non è ammessa discussione.
Un'azienda tradizionale con un occhio di riguardo alle novità sulle tecniche di vinificazione, allo scopo di coniugare il suo stile classico con l'evoluzione dei tempi. Per questo un po' di barrique non manca, ma senza esagerazioni: l'interesse aziendale è di lavorare “più sulla qualità delle uve che non sull'apporto dato dai legni”.
Le uve provengono da diversi vigneti: da Serralunga, con i cru Ornato e Colombaro; da La Morra, con la vigna Roncaglie; da Novello, con la Ravera. Tutte coltivate in regime tradizionale, “come si è sempre fatto”, nessuna conversione biologica in atto né in programma.
Fare Barolo di qualità per Pio Cesare significa “impegnarsi quotidianamente nel proprio lavoro, investendo molto per acquistare le migliori vigne. In più è importante avere un team preparato e affiatato”, condizioni sulle quali si dicono molto fortunati e soddisfatti.
L'azienda non produce un alto numero di bottiglie, pur essendo presente su tutti i principali mercati mondiali, compreso quello asiatico dove “c'è ancora molto lavoro da fare, perché i nostri vini vengono bevuti sostanzialmente da europei o americani che vivono nei Paesi orientali. Sta a noi portare anche la popolazione locale ad appassionarsi ai nostri vini: io e mio zio visitiamo questi Paesi circa dieci volte l'anno e facciamo del nostro meglio affinché ciò avvenga, organizzando seminari e facendo promozione”.
Ancora una volta la comunicazione del vino assume un ruolo fondamentale, “perché permette al consumatore di affezionarsi ad un prodotto. Se poi pensiamo ai territori del Barolo, per noi è stato importante anche il fatto di essere diventati patrimonio mondiale dell'umanità per l'UNESCO: l'aumento del turismo nelle nostre zone è un ottimo mezzo per far conoscere e comprendere meglio i nostri vini”.
In Pio Cesare il lavoro è a 360 gradi, nulla è lasciato al caso: dalla vendemmia al marketing internazionale, in questa storica, ultracentenaria cantina, non si fanno vini base, ma soltanto straordinari esempi di arte enologica.
Pio Cesare
Via Cesare Balbo 6
12051 Alba (Cuneo)
Tel. 0173 440386
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