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Lo spagnolo dell’Albariño
Il più grande bianco spagnolo è la poesia delle terre incantate di Galizia.
Pubblicato il 26/05/2017
Lo spagnolo dell’AlbariñoSul quieto dell’azzurro specchio d’acqua dondolano dolcemente i colori delle piccole imbarcazioni; all’orizzonte il colore del mare si fonde con il blu trasparente del cielo; la brezza marina, discreta e soave, fa fluttuare la brughiera come un lungo scialle di seta lilla e verde. Dall’alto del faro bianco il respiro carezzevole del vento porta l’eco del pianto della cornamusa, l’animo celtico della Galicia. Scogliere bianche conferiscono solennità ai paesaggi, dove la meditazione è un’arte che all’improvviso si scopre di possedere. Sulle impalcature artefatte delle piccole baie è steso a mo’ di bandiera il grongo degli ultimi avamposti di un’antica tradizione marinara dei villaggi pescherecci, sparsi lungo lingue di terra che si addentrano nell’oceano Atlantico. Quelle lingue si chiamano Rias Baixas e sono patria di Albariño, vitigno bianco e omonimo vino, spesso chiamato il “vino spagnolo meno spagnolo”. E’ un errore, ovviamente. In Galicia, il cui nome custodisce in sé radici della propria storia e cultura, non si respira un’aria meno spagnola che a La Mancha o nell’Aragon, affatto. E’ la regione del cattolicissimo Santiago di Compostela, della branca marinara della cultura enogastronomica della Spagna, di tipiche feste latine del vino e del formaggio, e sì, anche di Albariño, decisamente un grande vino spagnolo. Spagnolo. L’Albariño non poteva che nascere qui, lungo una costa ricca di mariscos di così tanta biodiversità da mettere chiunque in imbarazzo (della scelta) davanti alla carta di un qualunque ristorantino locale. Da granseola a capesante, da cannolicchi fino e soprattutto a percebes, vera gemma di gastronomia locale. L’Albariño si sposa meravigliosamente con tutte quelle prelibatezze, variando il suo profilo secondo provenienza e tecniche di cantina.  A Solnes, una delle cinque sottozone del D.O. Rias Baixas, ritenuta dai più la culla di questo vitigno, il terreno di roccia granitica, chiamato “xabre”, insieme all’influenza dell’Atlantico, conferiscono al vino un carattere deciso, a volte indomabile ma leggiadro e fine, che impone la sua presenza al palato con rigore e persistenza, performando mineralità marina e note floreali al naso.
 
Lo spagnolo dell’AlbariñoL’accostamento con il tipico pulpo alla gallega, dove la succulenza del burro del polpo, spolverato di paprica dolce, s’incontra con la vibrante freschezza del vino, è da manuale di “bon vivant”. Coltivato a pergola gallega e ultimamente anche a guyot, Albariño sta sperimentando le proprie potenzialità in cantina, rimanendo per mesi sulle fecce o maturando nel legno. Considerata l’altissima acidità intrinseca del profilo del vitigno, i risultati danno ragione ai produttori, invitandoli a perfezionare le tecniche verso la longevità dei loro vini. Pazo Senorañs è una delle aziende più stimate del Salnes che regala piacevolissimi assaggi non solo del suo stupendo Albariño classico joven, ma anche di vini con 5-10 anni alle spalle (Selección de Añada: 30 mesi sui lieviti, 12 mesi in bottiglia), assolutamente vivi, dinamici e perfetti nello sposalizio con piatti che richiedono un po’ più di corpo nell’abbinamento di vino. Il contesto in cui nascono i suddetti vini è perfettamente descrivibile con l’appellativo di “bellezza renuarniana”, dove la nobiltà dei cristalli e argenti nella casa padronale, la ruralità degli horreos inghirlandati di edera, la romanticità dei gazebi in fiore, e l’eleganza dei filari di vigna a pergola galiziana si fondono in un dipinto perfetto: Pazo Senorañs.
 
Lo spagnolo dell’AlbariñoL’altra area rinomata per la qualità dei suoi vini a base di Albariño è O Rosal. Dista da Salnes 50 km in linea d’aria, il clima è leggermente diverso, come sono diversi i terreni. Queste lievi differenze, consistenti nelle temperature medie un poco più alte, precipitazioni meno frequenti, il suolo in prevalenza alluvionale con scisti misti al granito e l’influenza del rio Miño, anche questa significativa oltre a quella dell’Atlantico, rendono l’Albariño morbido in bocca, con un profilo olfattivo più fruttato e tropicale. Tra le aziende spicca la Fillaboa (“buona figlia” dal galiziano) che produce vini da Albariño in purezza, nonostante il disciplinare di questa subzona ammetta il 30% di altri vitigni bianchi locali come Loureiro, Caiño Blanco, Godello e Treixadura. Bodegas Fillaboa possiede 70 ettari di vigneti in dolce pendenza, suddivisi in 11 distinte parcelle, che danno vini unici, ciascuno con la propria personalità. José Masaveu, direttore dell’azienda e ultima generazione della proprietà, è grande sostenitore del terroir e della viticoltura rispettosa dell'ambiente, produce vini di singolare eccellenza. Perfetto esempio di questa filosofia aziendale è l’Albariño “Selección Finca Monte Alto”: uva raccolta e selezionata manualmente nella parcella Monte Alto di soli 6 ettari, e una maturazione nelle vasche di acciaio per 12 mesi con periodici bâtonnage, donano al vino aromi agrumati e di mela verde al primo impatto, seguiti poi da frutta secca e una sottile nota di crosta di pane, struttura e morbidezza al palato con lungo e brioso finale ammandorlato.
 
Lo spagnolo dell’Albariño
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