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Bellavista mette in salvo la vendemmia e i vigneti
L’annata molto complicata è stata gestita con scelte coraggiose finalizzate a mantenere intatto il patrimonio viticolo anche per il futuro, nonostante le pesanti incidenze climatiche del 2017.
Pubblicato il 28/08/2017
Bellavista vigne
FotografiaNell’azienda fondata da Vittorio Moretti, la vendemmia 2017 sarà ricordata come un avvenimento unico nella storia di Bellavista e di tutta la Franciacorta.  La vendemmia, posticipata per rispettare appieno il grado di maturazione delle uve, ha raccolto i primi grappoli di Pinot Nero all’alba di mercoledì 16 agosto e sta raccogliendo ora i grappoli di Chardonnay. A questa prima raccolta seguiranno altre due vendemmie straordinarie. “Abbiamo saputo attendere” – dichiara Francesca Moretti, CEO dell’azienda – “e, soprattutto, abbiamo creduto in un metodo di coltivazione della vigna che ci ha consentito di mettere in dialogo la tecnologia d’avanguardia con la tradizione più conservativa; solo dall’incontro di questi mondi è oggi possibile immaginare un futuro d’eccellenza che sia in grado di preservare il carattere di un’azienda e la sua particolare interpretazione del territorio”.  La risposta di Bellavista a un’annata molto complessa è riconducibile a due parole: attesa e avanguardia. Una gelata prima, e due grandinate poi, hanno messo in serio pericolo non solo il raccolto del 2017, ma la salute delle piante per gli anni a venire. Bellavista ha reagito raddoppiando l’impegno in vigna e, soprattutto, traendo beneficio da un pensiero d’avanguardia che applica da anni alla gestione dei suoli e della lavorazione delle vigne, finalizzata a rendere sana e longeva la vite.
La qualità delle uve non è compromessa e il grande patrimonio di riserve che l’azienda custodisce permetterà di integrare e compensare il mancato raccolto, ricomponendo nelle cuvée il carattere distintivo che le rende apprezzabili e riconoscibili. Il tempo dell’attesa di Bellavista è iniziato con la gelata del 18 aprile, che ha colpito circa il 30% delle vigne. “Un fenomeno raro” – dichiara l’enologo Mattia Vezzola – “che ci ha tuttavia consentito di consolidare e testare sul campo l’esperienza acquisita in tanti anni di ostinato lavoro controcorrente. Abbiamo più di 40 artigiani specializzati che si occupano a tempo pieno del lavoro in vigna, ai quali si aggiungono i 12 tecnici della potatura. Quest’ultima lavorazione è in grado, da sola, di fare la differenza sulla sanità delle piante e la conseguente longevità delle vigne che in Bellavista, lo diciamo con orgoglio, hanno raggiunto l’età media di oltre 25 anni. Ed è proprio in virtù di questo patrimonio umano e naturale che noi abbiamo atteso che la pianta si riprendesse dallo choc e, dopo un mese esatto, le piante hanno ripreso a germogliare. A questo punto abbiamo messo in campo il lavoro di 130 persone che, in 15 giorni, hanno selezionato i migliori germogli intervenendo sui ‘capo frutto’ vigna per vigna, filare per filare. Un totale di 8.500 ore di lavoro e, tengo a sottolineare, tutto questo per riportare in equilibrio la vigna per i prossimi anni, perché la vitalità che abbiamo ridato ai filari colpiti dalla gelata porterà beneficio a tutto il patrimonio vitato che è un vero e proprio biosistema in cui tutto è collegato”.
Mattia Vezzola, Francesca Moretti e Vittorio Moretti
Bellavista vigne
L’annata 2017 non ha comunque risparmiato altre sorprese e sono state ben due le grandinate che hanno colpito nuovamente le vigne, riducendo di un ulteriore 10% il potenziale di raccolta. A questo si è aggiunto l’intenso periodo di siccità per il quale Bellavista ha scelto di non ricorrere all’irrigazione di soccorso. Ancora una volta una scelta controcorrente, ma che nel lungo periodo darà grandi benefici in termini di identità di prodotto. Il metodo di lavorazione adottato da Bellavista per rispondere a questi eventi atmosferici si è concretizzato in un risveglio vegetativo che corrisponderà certamente a una seconda, forse ad una terza vendemmia, il cui esito non è ancora possibile conoscere, ma il cui autentico beneficio sarà quello della salubrità dei 206 ettari vitati per gli anni a venire. Un pensiero che pone davanti a sé un orizzonte temporale di lungo periodo, ricevendo come ricompensa la salvaguardia dell’intero patrimonio vitato dell’azienda e la continuità del suo stile.
Nonostante le numerose criticità dell’annata, l’azienda non ha voluto anticipare la vendemmia perché “l’uva, in Bellavista, - prosegue Mattia Vezzola - deve essere colta a piena maturazione affinché possa portare alla cantina tutta la ricchezza espressiva delle 147 parcelle”. La vendemmia di Bellavista è infatti condotta manualmente su 206 ettari e viene svolta separatamente in ognuna delle 147 parcelle. Un metodo di lavorazione quasi scomparso nella grande industria, ma unico per la capacità di attribuire massima espressione alla biodiversità ricercata in vigna. Da essa deriva la continuità di gusto di Bellavista e quel particolare carattere che contraddistingue lo stile dell’azienda all’interno del panorama mondiale dei vini spumanti.
Una “vendemmia semplice, implicita, umile”, come l’ha voluta definire lo scrittore Fabio Geda, che l’ha vissuta personalmente sapendone interpretare lo spirito.
Bellavista vigne
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