Vitigni sull’oceano
Il vino delle Canarie: da Tenerife, il nostro corrispondente.
Pubblicato il 30/01/2018
Una storia e cultura del vino che inizia nel 1400 quando alle isole Canarie arrivano le prime influenze spagnole ed europee. Prima dell’ascesa del Porto il “vino canario” rappresentava una realtà importante in quantità e qualità. Shakespeare come Scott, Kant, Keats, Gautier, Locke citano nelle loro opere il Canary wine. Vitigni a 1700 metri di altitudine e terrazzamenti fronte oceano baciati dalla brezza degli Alisei. Vigneti immersi tra plateneros, palmeras e vegetazione sub-tropicale, curiosamente anche piantagioni di caffè, con clima primaverile stabile tutto l’anno. Da tutte le sette isole dell’arcipelago si nota sullo sfondo il Teide, il vulcano di Tenerife che svetta a quasi quattromila metri. Viti e radici mai toccate dalla fillossera, sistemi di allevamento unici come il “cordon trenzado” dell’Orotava e le singolari protezioni scavate sul suolo vulcanico a Lanzarote. Vendemmie manuali tra luglio e ottobre con una viticoltura eroica, di lavoro duro e paziente, salendo e scendendo con le ceste di uva portate a mano sui pendii. Intensi aromi minerali e vulcanici con note fruttate e floreali sub-tropicali. Una produzione annua che varia dai 6-7 ai 10-12 milioni di hl di vino l’anno con vitigni sparsi in tutto l’arcipelago e una cinquantina di vitigni autoctoni coltivati delle oltre 123 varietà esistenti sulle sette isole. Undici “denominación de origin”, duecentoquaranta cantine con un’ampia varietà di pregiati vini bianchi, rosati e rossi quasi del tutto sconosciuti. La Malvasia Aromatica e non solo Vulcanica, la Tintilla, il Listan Blanco e Negro, il Baboso Negro, il Vijariego, il Negramoll, il Gual e Marmajuelo sono le principali varietà di uve autoctone che sprigionano aromi unici. Piccoli ristoranti denominati “Guachinche” a conduzione familiare dei vignaioli dove si incontrano i sapori di una cucina tipica “casera” con il vino della propria “finca” (tenuta). Una comunità produttiva e tecnico-enologica attiva che ha intrapreso negli ultimi quindici anni un cammino di qualità, innovazione e sviluppo con il sostegno dei consorzi locali.
Una cultura del vino che affonda radici nei secoli, quando le prime famiglie “forestere” iniziarono a plasmare territorio e paesaggio con la coltivazione della vite. In alcune “bodegas” possiamo incontrare i discendenti della quinta generazione che seguono con passione e dedizione la viticoltura isolana. La sensazione, quando si visitano i vitigni e “las bodegas” a Tenerife è che l’orologio del paesaggio, dei colori, dei sapori e di quanto trasmettono le persone che si dedicano al vino sia rimasto, in senso autentico, ancora intatto e ancorato nella tradizione antica -pur aggiornata- dove la spontaneità e genuinità “vintage” e il piacere di una “carta de vinos” abbinati ai formaggi e cibi isolani scaldano e suscitano emozioni e sensazioni vibranti e uniche, mentre ci si sente avvolti e quasi abbracciati da un “contesto-contrasto” di mare, luce, vegetazione.
Una cultura del vino che affonda radici nei secoli, quando le prime famiglie “forestere” iniziarono a plasmare territorio e paesaggio con la coltivazione della vite. In alcune “bodegas” possiamo incontrare i discendenti della quinta generazione che seguono con passione e dedizione la viticoltura isolana. La sensazione, quando si visitano i vitigni e “las bodegas” a Tenerife è che l’orologio del paesaggio, dei colori, dei sapori e di quanto trasmettono le persone che si dedicano al vino sia rimasto, in senso autentico, ancora intatto e ancorato nella tradizione antica -pur aggiornata- dove la spontaneità e genuinità “vintage” e il piacere di una “carta de vinos” abbinati ai formaggi e cibi isolani scaldano e suscitano emozioni e sensazioni vibranti e uniche, mentre ci si sente avvolti e quasi abbracciati da un “contesto-contrasto” di mare, luce, vegetazione.