Il vino a Tenerife
Un altro tassello del mosaico vitivinicolo delle Canarie dal nostro corrispondente.
Pubblicato il 04/04/2018
L’arcipelago delle Canarie posto sull’Atlantico di fronte il Sahara del sud rappresenta sul piano della viticultura il primo luogo del “Nuovo Mondo” in cui si iniziò a coltivare uva e produrre vini in modo organizzato.
L’impulso commerciale degli Inglesi risultò determinante nello sviluppo del settore vinicolo in Canaria al fine contrastare l’egemonia mercantile sul vino dei Genovesi nel Mediterraneo.
Le isole Canarie sin dal 1400 erano il passaggio obbligato delle rotte marittime europee per l’Africa, l’Asia e le Americhe: un nuovo hub di rifornimento e smistamento per nuovi mercati.
Nel piccolo porto di Gerarchico, a Tenerife, gli Inglesi caricavano nei loro “barcos” nel 1600 già 15 milioni di litri di Malvasia. Shakespeare e altri autori letterati europei del tempo, J. Scott, P. Shelley, A. Von Humboldt descrivevano il “Canary Wine” come una eccellenza per la sua ricchezza aromatica penetrante.
L’arrivo congiunto degli Spagnoli, dei Portoghesi, degli Italiani e Inglesi ha portato nel tempo a piantare vitigni, sistemi di coltivazione, tecniche di elaborazione differenti che rendono unico il patrimonio vitivinicolo di Tenerife.
Una straordinaria fusione di realtà con 125 vitigni differenti e diversi sistemi di coltivazione che coesiste intatta con tradizioni tramandate nei secoli dai coloni europei.
A Tenerife possiamo infatti incontrare vigneti “Galiziani” e “Portoghesi” a distanza di pochi km, con uve, colture differenti partendo dai 200 metri s.l.m. fino a 1700 m in una cornice di antiche cantine in cui possiamo respirare e toccare con mano la storia.
L’impulso commerciale degli Inglesi risultò determinante nello sviluppo del settore vinicolo in Canaria al fine contrastare l’egemonia mercantile sul vino dei Genovesi nel Mediterraneo.
Le isole Canarie sin dal 1400 erano il passaggio obbligato delle rotte marittime europee per l’Africa, l’Asia e le Americhe: un nuovo hub di rifornimento e smistamento per nuovi mercati.
Nel piccolo porto di Gerarchico, a Tenerife, gli Inglesi caricavano nei loro “barcos” nel 1600 già 15 milioni di litri di Malvasia. Shakespeare e altri autori letterati europei del tempo, J. Scott, P. Shelley, A. Von Humboldt descrivevano il “Canary Wine” come una eccellenza per la sua ricchezza aromatica penetrante.
L’arrivo congiunto degli Spagnoli, dei Portoghesi, degli Italiani e Inglesi ha portato nel tempo a piantare vitigni, sistemi di coltivazione, tecniche di elaborazione differenti che rendono unico il patrimonio vitivinicolo di Tenerife.
Una straordinaria fusione di realtà con 125 vitigni differenti e diversi sistemi di coltivazione che coesiste intatta con tradizioni tramandate nei secoli dai coloni europei.
A Tenerife possiamo infatti incontrare vigneti “Galiziani” e “Portoghesi” a distanza di pochi km, con uve, colture differenti partendo dai 200 metri s.l.m. fino a 1700 m in una cornice di antiche cantine in cui possiamo respirare e toccare con mano la storia.
Torchi in legno di 250-300 anni - realizzati con i pini della vicina isola del Hierro - ancora ben conservati, vitigni centenari senza mai essere toccati dalla filossera.
Ciò rende unico il patrimonio di queste uve poiché i loro vitigni risultano a tutt’oggi senza alcuna “intrusione” da oltre cinque secoli.
Gustare il vino di Tenerife come ad esempio il Marmajuelo, il Viariego, la Malvasia “Rosada e Volcanica”, il Baboso, il Gual ci porta un’avvolgente emozione perché incorpora negli aromi minerali e sub-tropicali una storia di secoli, di lavoro di braccia e mani dei coloni fino ai giorni nostri.
Gli aromi dei vari vini di Tenerife riflettono anche il microclima e suoli diversi dell’isola accarezzati dall’energia dell’Atlantico e dal sole mai estremo con le alte montagne vulcaniche che fermano a 1500 m s.l.m. i venti Alisei formando una cappa di nubi, la cosidetta “Panza de burro” pancia dell’asino, portatrice di escursioni termiche, frescura, pioggia e umidità indispensabile per i vigneti con declinazioni aromatiche di acidità e freschezza uniche.
Viaggiando a Tenerife ci imbattiamo in vigneti tra paesaggi, colori, aromi come in una sorta di continente in miniatura che ci sorprende per il mosaico varietale di uve, vitigni e vini unico e quanto mai inedito.
Stiamo gustando la stessa Malvasia di Shakespeare e del Capitano inglese Nelson che barattò con gli Spagnoli, a Tenerife, formaggio e birra per la Malvasia dell’isola: una storia oltre il bicchiere.
Ciò rende unico il patrimonio di queste uve poiché i loro vitigni risultano a tutt’oggi senza alcuna “intrusione” da oltre cinque secoli.
Gustare il vino di Tenerife come ad esempio il Marmajuelo, il Viariego, la Malvasia “Rosada e Volcanica”, il Baboso, il Gual ci porta un’avvolgente emozione perché incorpora negli aromi minerali e sub-tropicali una storia di secoli, di lavoro di braccia e mani dei coloni fino ai giorni nostri.
Gli aromi dei vari vini di Tenerife riflettono anche il microclima e suoli diversi dell’isola accarezzati dall’energia dell’Atlantico e dal sole mai estremo con le alte montagne vulcaniche che fermano a 1500 m s.l.m. i venti Alisei formando una cappa di nubi, la cosidetta “Panza de burro” pancia dell’asino, portatrice di escursioni termiche, frescura, pioggia e umidità indispensabile per i vigneti con declinazioni aromatiche di acidità e freschezza uniche.
Viaggiando a Tenerife ci imbattiamo in vigneti tra paesaggi, colori, aromi come in una sorta di continente in miniatura che ci sorprende per il mosaico varietale di uve, vitigni e vini unico e quanto mai inedito.
Stiamo gustando la stessa Malvasia di Shakespeare e del Capitano inglese Nelson che barattò con gli Spagnoli, a Tenerife, formaggio e birra per la Malvasia dell’isola: una storia oltre il bicchiere.