Lorenzo Landi
Le diverse espressioni del Sangiovese
Pubblicato il 02/03/2020
Roma, 2 marzo 2020 - Si è svolto presso la Fondazione Italiana Sommelier a Roma il seminario sulle diverse espressioni del Sangiovese in Italia con la prestigiosa presenza dell’enologo Lorenzo Landi, grande ma assolutamente rispettoso interprete dei vitigni e dei terroir di appartenenza, consulente di alcune fra le migliori realtà vitivinicole del Paese.
Dal Morellino di Scansano fino al Torgiano Rosso, passando per gli immancabili Chianti Classico e Brunello di Montalcino, si è potuto apprezzare come il Sangiovese sia capace di dare vini estremamente diversi, dalle personalità più disparate, grazie a quello che per nostra fortuna è il suo pregio: essere assoluto interprete del territorio. La fortuna è nostra perché sebbene in molte aree del mondo si coltivi il Sangiovese, solo da noi riesce a esprimere quella qualità eccelsa tale da renderlo uno dei più grandi vitigni in assoluto. Merito della speciale combinazione di suoli e mesoclimi che caratterizzano i colli Tosco-Romagnoli, la Maremma Toscana e certe zone dell’Umbria.
Se a Scansano il Sangiovese si fa più immediato e scanzonato, con i suoi profumi fruttati che possono a volte ricordare alcuni Beaujolais, pur conservando quel grip tannico inconfondibile, nel Chianti Classico diventa più austero e severo, di straripante freschezza e dai sentori intensamente speziati, fino a raggiungere le vette dell’eleganza in quel di Montalcino, dove si fa potente ma aggraziato, muscolare ma carezzevole. Poi c’è la zona di Torgiano, fenomeno a sé, dove il Sangiovese acquista vigore, polpa, massa, ricchezza di estratto e di struttura. Infine la Romagna, terra in cui il caro vecchio Sangioveto si fa più morbido e dolce nei tannini.
Diverse anime per un unico grande vitigno che racconta l’Italia, la sua ricchezza di territori e la sapienza dei suoi uomini, un vitigno che per quanto si provi a farlo diventare internazionale Lui, fieramente e genuinamente autoctono, continuerà a parlare italiano.
Dal Morellino di Scansano fino al Torgiano Rosso, passando per gli immancabili Chianti Classico e Brunello di Montalcino, si è potuto apprezzare come il Sangiovese sia capace di dare vini estremamente diversi, dalle personalità più disparate, grazie a quello che per nostra fortuna è il suo pregio: essere assoluto interprete del territorio. La fortuna è nostra perché sebbene in molte aree del mondo si coltivi il Sangiovese, solo da noi riesce a esprimere quella qualità eccelsa tale da renderlo uno dei più grandi vitigni in assoluto. Merito della speciale combinazione di suoli e mesoclimi che caratterizzano i colli Tosco-Romagnoli, la Maremma Toscana e certe zone dell’Umbria.
Se a Scansano il Sangiovese si fa più immediato e scanzonato, con i suoi profumi fruttati che possono a volte ricordare alcuni Beaujolais, pur conservando quel grip tannico inconfondibile, nel Chianti Classico diventa più austero e severo, di straripante freschezza e dai sentori intensamente speziati, fino a raggiungere le vette dell’eleganza in quel di Montalcino, dove si fa potente ma aggraziato, muscolare ma carezzevole. Poi c’è la zona di Torgiano, fenomeno a sé, dove il Sangiovese acquista vigore, polpa, massa, ricchezza di estratto e di struttura. Infine la Romagna, terra in cui il caro vecchio Sangioveto si fa più morbido e dolce nei tannini.
Diverse anime per un unico grande vitigno che racconta l’Italia, la sua ricchezza di territori e la sapienza dei suoi uomini, un vitigno che per quanto si provi a farlo diventare internazionale Lui, fieramente e genuinamente autoctono, continuerà a parlare italiano.