Qualcosa di nuovo a nord - ovest
Un vitigno tardivo, ma non tardo, diventa inaspettato coprotagonista della “ricetta” franciacortina.
Pubblicato il 02/05/2017
Due anni fa avevamo parlato - primi fra tutti – dell'Erbamat (http://www.bibenda.it/news_bibenda_singola.php?id=2721), un vitigno autoctono del bresciano riscoperto nel 2009 per le sue qualità come base spumante.
Ebbene, in Franciacorta quella che fino ad allora era solo una sperimentazione portata avanti da alcune aziende importanti, fra cui la pionieristica Barone Pizzini, oggi sembra prossima a diventare una realtà comune a tutti i produttori della regione: infatti l'Erbamat entra quest'anno fra i vitigni ammessi dal disciplinare di produzione.
Definito da Attilio Scienza “capace di produrre vini di straordinaria acidità e finezza”, l'Erbamat sarà ammesso nelle cuvée per un massimo del 10%, tuttavia le prove finora condotte dagli enologi franciacortini sono arrivate anche a vinificazioni in purezza.
Ne abbiamo parlato con Luigi Bersini, chef de cave dell'azienda Castello Bonomi, uno dei primi a credere nel progetto Erbamat e ad impegnarsi per il successo di una missione che potrebbe rivelarsi vitale per l'intera Franciacorta: quest'uva infatti è molto apprezzata per la sua capacità di trattenere grandi quantità di acido malico anche in annate e in climi molto caldi - nonostante sia un vitigno tardivo - una dote fondamentale per la Franciacorta, le cui temperature si innalzano di anno in anno.
L'Erbamat, spiega Bersini, arriva a maturazione anche dopo 50-60 giorni rispetto allo Chardonnay, con vendemmie che si protraggono quindi fino alla metà di Ottobre, con tutti i rischi fitosanitari e climatici a cui questo delicato e complicato vitigno può andare incontro.
Alle difficoltà agronomiche si aggiunge il problema della mancanza di cloni selezionati, vista l'assoluta novità del vitigno che da qualche tempo viene, a tal proposito, sottoposto agli studi dell'Università di Milano, con lo scopo di ottenere cloni affidabili. Un passo successivo sarà poi quello di procedere con una selezione massale per avere almeno due o tre cloni diversi capaci di adattarsi ai diversi terroir su cui verranno impiantati.
Ebbene, in Franciacorta quella che fino ad allora era solo una sperimentazione portata avanti da alcune aziende importanti, fra cui la pionieristica Barone Pizzini, oggi sembra prossima a diventare una realtà comune a tutti i produttori della regione: infatti l'Erbamat entra quest'anno fra i vitigni ammessi dal disciplinare di produzione.
Definito da Attilio Scienza “capace di produrre vini di straordinaria acidità e finezza”, l'Erbamat sarà ammesso nelle cuvée per un massimo del 10%, tuttavia le prove finora condotte dagli enologi franciacortini sono arrivate anche a vinificazioni in purezza.
Ne abbiamo parlato con Luigi Bersini, chef de cave dell'azienda Castello Bonomi, uno dei primi a credere nel progetto Erbamat e ad impegnarsi per il successo di una missione che potrebbe rivelarsi vitale per l'intera Franciacorta: quest'uva infatti è molto apprezzata per la sua capacità di trattenere grandi quantità di acido malico anche in annate e in climi molto caldi - nonostante sia un vitigno tardivo - una dote fondamentale per la Franciacorta, le cui temperature si innalzano di anno in anno.
L'Erbamat, spiega Bersini, arriva a maturazione anche dopo 50-60 giorni rispetto allo Chardonnay, con vendemmie che si protraggono quindi fino alla metà di Ottobre, con tutti i rischi fitosanitari e climatici a cui questo delicato e complicato vitigno può andare incontro.
Alle difficoltà agronomiche si aggiunge il problema della mancanza di cloni selezionati, vista l'assoluta novità del vitigno che da qualche tempo viene, a tal proposito, sottoposto agli studi dell'Università di Milano, con lo scopo di ottenere cloni affidabili. Un passo successivo sarà poi quello di procedere con una selezione massale per avere almeno due o tre cloni diversi capaci di adattarsi ai diversi terroir su cui verranno impiantati.
Fino ad oggi la sperimentazione dell'Erbamat è stata condotta allevando il vitigno su porzioni di terreno in esubero, procedendo poi con microvinificazioni da 20-30 litri che ne hanno aiutato a comprendere l'incidenza sul prodotto finito e si è potuto stabilire, dopo diverse prove, che una percentuale di circa il 40% di Erbamat all'interno di una cuvée di Chardonnay e Pinot Nero, apporta caratteristiche nuove e particolari al Franciacorta senza stravolgerlo, come accade invece con percentuali più alte.
Va considerato che l'Erbamat è un vitigno molto aromatico nei primi 18-24 mesi, grazie alla scarsa presenza di componenti ossidabili nel mosto; ciò significa ottenere un vino con profumi molto fragranti, fruttati e freschi in gioventù ma che tendono, con l'evoluzione, a lasciare il posto a note più complesse e interessanti e per tale ragione l'idea è quella di destinare l'Erbamat ai Franciacorta Riserva.
Paglierino con decisi riflessi verdolino, l'Erbamat si esprime con una netta nota minerale gessosa che a volte ricorda la terrosità dei grandi Cava; in bocca è evidente e quasi “masticabile” l'alta acidità malica, poggiata su un corpo sottile e poco alcolico data la tendenza del vitigno ad avere difficoltà nella produzione degli zuccheri.
Per valorizzare queste caratteristiche, al momento si pensa di produrre soltanto Franciacorta non dosati, i cui vini di base siano stati vinificati solo in acciaio o al massimo in barrique esauste.
In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l'impiego di Chardonnay e Pinot Nero, l'uso dell'Erbamat in Franciacorta può diventare dunque un fattore di esclusività e di assoluta novità nel mercato, con ripercussioni sull'interesse dei consumatori stranieri e quindi sulle esportazioni.
Per vedere, ed assaggiare, i risultati di questa lunga ricerca bisognerà aspettare ancora qualche anno, quando verranno messe in commercio le annate 2014 e 2015, le prime prodotte con una parte di Erbamat: il vitigno del futuro.
Va considerato che l'Erbamat è un vitigno molto aromatico nei primi 18-24 mesi, grazie alla scarsa presenza di componenti ossidabili nel mosto; ciò significa ottenere un vino con profumi molto fragranti, fruttati e freschi in gioventù ma che tendono, con l'evoluzione, a lasciare il posto a note più complesse e interessanti e per tale ragione l'idea è quella di destinare l'Erbamat ai Franciacorta Riserva.
Paglierino con decisi riflessi verdolino, l'Erbamat si esprime con una netta nota minerale gessosa che a volte ricorda la terrosità dei grandi Cava; in bocca è evidente e quasi “masticabile” l'alta acidità malica, poggiata su un corpo sottile e poco alcolico data la tendenza del vitigno ad avere difficoltà nella produzione degli zuccheri.
Per valorizzare queste caratteristiche, al momento si pensa di produrre soltanto Franciacorta non dosati, i cui vini di base siano stati vinificati solo in acciaio o al massimo in barrique esauste.
In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l'impiego di Chardonnay e Pinot Nero, l'uso dell'Erbamat in Franciacorta può diventare dunque un fattore di esclusività e di assoluta novità nel mercato, con ripercussioni sull'interesse dei consumatori stranieri e quindi sulle esportazioni.
Per vedere, ed assaggiare, i risultati di questa lunga ricerca bisognerà aspettare ancora qualche anno, quando verranno messe in commercio le annate 2014 e 2015, le prime prodotte con una parte di Erbamat: il vitigno del futuro.