Quando ho appreso la notizia della scomparsa di Franco Biondi Santi ho istintivamente provato un senso di enorme vuoto, ma al tempo stesso la convinzione della sua raggiunta serenità in una nuova dimensione consona alla statura umana di questo straordinario signore, ormai troppo grande per la pochezza della nostra quotidianità.
Egli ha deciso di andarsene nei giorni più squallidi della nostra storia politica e sociale. Un uomo che è stato simbolo di saggezza non aveva più spazio in un’Italia che ha bisogno di saggi per decidere il proprio futuro e scopre che i saggi medesimi rispondono all'ennesima logica di spartizione, e il loro livello di saggezza, che dovrebbe equivalere a un bagaglio universale di esperienza, cultura, equilibrio, astrazione ideologica, carisma, non raggiunge quello di un mediocre uomo della strada.
Ricordo il suo essere savio quando, in occasione della registrazione di una rubrica televisiva sulla sua Riserva 1997, alla richiesta di poter aprire una bottiglia che doveva essere mesciuta solo per i “tagli” di servizio disse, con il candore di un ragazzino e il senso del buon padre di famiglia: “è una bottiglia molto preziosa, se vi serve solo per riprendere il colore del vino preferisco darvi un rosso di Montalcino, questa preferirei condividerla e degustarla dopo con voi”. Ricordo la sua capacità di commuoversi quando, già anziano, in una degustazione a Siena riconoscemmo alla sua Riserva 1955 il ruolo di vino più emozionante del secolo. Ricordo anche quando, semplicemente e con sano e signorile orgoglio, donò saggiamente un'autoambulanza al suo territorio sanando un vuoto che nessuna pubblica amministrazione era riuscita a colmare.
I venti di corruzione, giustizialismo e polemica che hanno soffiato in varie circostanze intorno a Montalcino non hanno mai scalfito il suo aplomb, figlio e riassunto di secoli di tradizione familiare fondata sullo stile, sul tratto gentile e garbato, sulla fermezza cortese.
Il caro amico Jacopo raccoglie definitivamente un prezioso quanto oneroso testimone che rappresenta gli ultimi due secoli di storia del grande vino italiano.
Vedo il Dottore -così gli uomini intelligenti di Montalcino lo chiamavano con naturale rispetto- accanto agli altri grandi che tra musica e vino, veicoli di passioni ed emozioni come nient'altro al mondo, hanno deciso di accelerare la loro dipartita in questi anni sempre più vuoti ed effimeri. Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Edoardo Valentini, Bartolo Mascarello, Marco de Bartoli, Bepi Quintarelli, sono oggi allietati dal sorriso delicato di Franco Biondi Santi.
Un consiglio di saggi veri, perché la saggezza è figlia di chi sa leggere la vita quotidiana e trasformarla in poesia.
Tra le note di un pentagramma, o in un bicchiere di vino.