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Lo Champagne di Luigi XV
Pubblicato il 31/10/2014
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Nella sua lunga e variegata storia lo Champagne è sempre stato all’apice dei vini e spesso è stato considerato il miglior vino al mondo. Nella seconda metà del 1600 il vino pétillant è già una realtà nella Champagne, e con Dom Pérignon, probabilmente il primo a scoprire la mousse, lo Champagne diviene oggetto di uno studio sulle uve e sul vino che se ne otteneva, in relazione ai diversi vigneti dove queste venivano coltivate. Con la scoperta dell’artifizio della Cuvée, la rifermentazione, all’epoca pensata come diabolica, diviene una mano santa nella vinificazione: un potenziale da sfruttare a proprio vantaggio che a poco a poco convertirà pressoché totalmente la produzione regionale da zona di semplici vini rossi a patria di straordinari spumanti. In epoca di Régence il vino spumante spadroneggia grazie all’irrefrenabile amore per il lusso e i piaceri del duca Filippo d’Orléans, e fu grazie alla sua influenza che nel 1728 fu emanato un decreto reale firmato questa volta dall’ormai maggiorenne Luigi XV, con il quale fu concesso anche per i privati il trasporto del vino di Champagne all’interno della regione in ceste da 50 e 100 bottiglie.

Ma come veniva servito e consumato all’epoca il vino più desiderato al mondo? “Le Déjeuner d’huîtres”(1735), opera commissionata dallo stesso Luigi XV a Jean-François de Troy, artista che si era formato in Italia, è il primo dipinto della storia che raffigura una bottiglia di Champagne, e fornisce indicazioni precise su quelli che erano i costumi dell’epoca in tema di nobili bisbocciate. L’opera destinata ad ornare la sala da pranzo dei piccoli appartamenti del Castello di Versailles rappresenta, benché i vestiti dei commensali siano abiti di corte, un pranzo di ritorno da una battuta di caccia a cavallo. Sulla tavola un trionfo di ostriche - si narra che ne mangiassero almeno 300 - trasportate in ceste di paglia da rapidi corrieri provenienti dalla costa francese, e consumate con posateria e piatti di argento massiccio, in una felice parentesi della storia di Versailles dove non occorreva fondere le preziose stoviglie per finanziare guerre come avvenne all’epoca di Luigi XIV.

Assieme alle ostriche pane, aglio, burro, sale e pepe e come bevanda solo Champagne, senz’altro dolce come allora di moda e quindi perfetto per contrastare la sensazione salmastra del mollusco; servito in bicchieri di forma conica e non in coppe come spesso si crede, ben ghiacciati per mezzo di piccole boule di porcellana riempite di ghiaccio. In primo piano un pregiato mobile in stile Rocaille con funzione di seau à glace e porta stoviglie, contenente bottiglie di Champagne con tappi di sughero tenuti saldi da diversi giri di spago. Benché il quadro sia intitolato alle ostriche, è lo Champagne il vero protagonista: “inventato” non più di una cinquantina di anni prima, la bevanda delizia gli aristocratici ospiti destando grande meraviglia nei servitori che si incantano davanti al tappo che si eleva verso la colonna di sinistra.

Museo Condé Chantilly
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