Sebbene l’hamburger sia il simbolo indiscusso dell’american food, questo prende nome dalla città tedesca di Hamburg (Amburgo). Alla fine del XVIII secolo la ricetta della bistecca di Amburgo preparata a mo’ di polpetta con carne di manzo macinata e speziata, era ben conosciuta in madrepatria, sebbene i macellai della città con più ponti al mondo (circa 2.300) l’avessero presa in prestito dai colleghi russi. Con i vasti flussi migratori di tedeschi verso gli Stati Uniti la ricetta della bistecca di Amburgo si diffonde significativamente Oltreoceano: nel 1884 a Boston si parla già di Hamburger Steak e pochi anni dopo il piatto viene inserito nel menu del ristorante Delmonico’s di lower Manhattan a New York.
Ad oggi è ancora irrisolta la disputa sull’attribuzione della paternità della preparazione della gloriosa polpetta di manzo alla griglia ospitata tra due fette di pane e accompagnata da senape, ketchup, cetrioli sotto aceto con aggiunta spesso di cipolla. La città di Seymour in Wisconsin ne rivendica la nascita avvenuta presumibilmente nello stand di Charlie Nagreen nel 1885 tra le mura della fiera Outagamie County; molto simile e pressoché contemporanea la storia dei fratelli Frank and Charles Menches originari di Akron nell’Ohio, che cominciarono a servire carne di manzo tritata e aromatizzata servendola tra fette di pane nelle fiere del Midwest, ma la lista dei progenitori si fa molto lunga se si prendono in considerazione tra gli altri i racconti della famiglia di Oscar Weber Bilby dell’Oklahoma, o di Louis Lassen di New Haven nel Connecticut che serviva hamburger nella sua tavola calda.
Senza dubbio nessun piatto si adatta meglio dell’hamburger allo stile di vita americano: lo si può mangiare camminando, in piedi, seduti a tavola oppure in macchina, ed è attorno all’hamburger che furono pensati i drive-in degli anni Quaranta e Cinquanta: dei caffè parcheggio dove i clienti potevano guidare la propria auto ed ordinare un pasto direttamente dalla macchina ad una carhop che si muoveva su pattini a rotelle. Il concetto di take away è probabilmente nato così, assieme al primo forte scossone dato dagli States alla cultura europea con il rock’n’roll di Elvis Presley e Little Richard, la Coca Cola e la gomma da masticare.
L’accostamento ideale con un hamburger? Una birra di stile americano, ça va sans dire!
BIRRA CECI 1938 P.D.POULE
Blonde Strong Ale - Gr. 6,9% - € 11,50
Dopo aver contribuito a dare grande visibilità al Lambrusco, l’imprevedibile Alessandro Ceci ha presentato al pubblico una linea di pregiate birre artigianali super fashion. La Blonde Strong Ale, la cui bottiglia è decorata con un classico motivo pied de poule, è una birra di puro malto d’orzo il cui mosto viene prodotto con la tecnica dell’infusione e la luppolatura avviene in più fasi con luppoli aromatici. Per accrescere l’aromaticità del prodotto inoltre vengono utilizzati lieviti ad alta fermentazione che al termine della stessa, dopo l’imbottigliamento, fanno sì che parta una seconda fermentazione per ottenere una birra dal perlage finissimo. Colore giallo oro pieno, rilascia una soffusa complessità olfattiva fatta di note di miele di castagno, arancia e malto affumicato, iodio e una velata nota di liquirizia. Sorso fragrante, dalla ricca tessitura, con una potente spinta aromatica che ricorda sensazioni verdi da luppolo. Gradevole il gioco d’equilibrio tra la dolcezza del malto e una scia ammandorlata. Lungo finale su toni mielati.
Ceci
Via Provinciale, 99/99A
43056 Torrile PR
Tel. 0521 810252
www.lambrusco.it