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Tignanello, un vino influente
Pubblicato il 18/09/2015
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Siamo alla fine degli anni Sessanta, il boom economico ha dato un nuovo volto al Paese. La viticoltura in Toscana sta attraversando un periodo di forte crisi dovuto alla fine della mezzadria e al rinnovamento degli impianti con cloni geneticamente scadenti, si preannuncia un decennio di decadenza. Il Marchese Piero Antinori (nella foto di apertura), subentrato da poco nell’azienda di famiglia, cerca di dare una svolta alla situazione stagnante e assieme al brillante enologo Giacomo Tachis, prendono contatti con il Prof. Emile Peynaud, cattedratico all’Università di Enologia di Bordeaux, enologo e degustatore sopraffino. Le indicazioni di Peynaud sono decisive: anzitutto introdurre in fase di lavorazione la fermentazione malolattica - cosa ovvia oggi se si pensa all’acidità e alla carica fenolica intrinseca del Sangiovese - in secondo luogo utilizzare le barrique per l’invecchiamento, accorciando i tempi ed evitando quindi di ottenere vini stanchi e ossidati dal prolungato passaggio in botte grande. Da Robert Mondavi capostipite della scuola del Nuovo Mondo, inoltre il consiglio di essere sempre innovativi, liberandosi della zavorra della tradizione. Le maggiori cure vengono quindi rivolte al vigneto Tignanello, posto tra le valli della Greve e di Pesa, conosciuto dal ’500 come uno dei migliori di zona e dove negli anni Trenta il Cabernet Sauvignon aveva già dato grandi risultati a fianco del Sangiovese, conferendo ai vini prodotti gran carattere. Correva l’anno 1971 - annata vinicola eccezionale - quando ci si sgancia dal disciplinare del Chianti Classico e si comincia a produrre un vino da tavola a base delle sopraccitate uve; rosso che il grande Gino Veronelli apprezzò moltissimo al punto da incitare il Marchese a chiamarlo con il nome del vigneto di provenienza, senza curarsi troppo che fosse solo un vino da tavola. Fu subito successo negli Stati Uniti come in Inghilterra, mercati pronti a recepire novità, e inaspettatamente in Toscana, allora patria del gusto tradizionale. Gli ultimi quarant’anni sono stati segnati da una rivoluzione del mondo del vino, un periodo in cui è cambiato l’approccio dei consumatori, ed è cambiata soprattutto la tecnica di produzione, ed in questo processo il Tignanello ha avuto un ruolo centrale. L’influenza del Tignanello sul mercato del vino è stata incredibile: non è stato solo un battistrada per la nascita dei Supertuscan, ma è servito per modificare il disciplinare del Chianti Classico, agevolando la totale eliminazione delle uve a bacca bianca e anche la possibilità di aggiungere fino al 20% di uve migliorative non necessariamente autoctone.

Grazie alle caratteristiche uniche del suo cru, il vigneto è posizionato a circa 400 metri di altitudine, in una zona fresca, esposta benissimo, con terreni ben drenati, prosperi di galestro, straordinariamente capaci di conferire caratteristiche di identità e personalità alle uve, il Tignanello è un rosso elegante più che possente, dove il gusto è giocato sulla lunghezza più che sulla larghezza.

TIGNANELLO 2011
Rosso Igt - Uve: Sangiovese 80%, Cabernet Sauvignon 15%, Cabernet Franc 5% - Gr. 14,5% - € 60
Veste rubino dai toni lucenti, ancora privo di riflessi significativi. Classe e vitalità nei toni di more e amarene, talco, resine balsamiche, pastiglie alla violetta, tabacco Virginia e un’elegante impronta minerale. In bocca la furia classica dei moderni Supertuscan è ben più controllata: si avverte subito il carattere nobile del Sangiovese, e prosegue dando dimostrazione di concretezza fondendo tannini perfettamente maturi a energica freschezza. Lunga ed emozionante la persistenza, su note di canfora. Maturato in barrique per un anno. Sublime su fagiano al tartufo nero.

Antinori
Via Cassia per Siena, 133
Loc. Bargino - San Casciano Val di Pesa (FI)
Tel. 055 23595 
www.antinori.it

 

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