Relazioni Perricoliose
Un divertente gioco di parole per raccontare un po' di Sicilia attraverso uno dei suoi vitigni di riferimento.
Pubblicato il 09/04/2018
Il Perricone è uno dei lettori più autentici della Sicilia occidentale, eppure il suo recupero è frutto di pochi produttori che, con tenacia, l’hanno scelto tra molti vitigni della zona, sfidando pregiudizi e ignoranza. Maria Antonietta Pioppo, presidente di Fondazione Italia Sommelier - Sicilia Occidentale (nella foto), ha selezionato e invitato alcuni di questi pionieri di un vitigno antico, la cui storia è ancora tutta da scrivere. L’evento, “Relazioni Perricoliose”, ha coinvolto numerosi partecipanti, interessati ad ascoltare le vicende che hanno portato il Perricone da vino di spalla in blend molto noti in Sicilia a monovitigno di grande impatto.
Colore rubino, quasi impenetrabile, siamo di fronte a un vino molto coerente nelle sue manifestazioni, che si caratterizzano per le ricche note di frutta più o meno matura e interessanti evoluzioni.
Lo si vede subito con l’interpretazione di Porta del Vento (Camporeale), anno 2011, dove il tempo dona grandissimo equilibrio e un tannino perfettamente integrato; oppure con la prima annata (2015) di Feudo Disisa (Grisì), caratterizzato dalla freschezza di erbe aromatiche e discreta balsamicità. O ancora con Caruso & Minini (Marsala) che scommettono su ben 5 ettari vitati a Perricone e producono un vino morbidissimo per un affinamento in acciaio e vetro. Per non parlare di Feudo Montoni (Cammarata), che a 500 m s.l.m. con vinificazione bio, ha in freschezza e tannini la promessa di un lungo, grande futuro; o di Fondo Antico (Trapani), dove il frutto è croccante e la dolcezza evolve verso una bella sapidità.
Tre cultivar di olive (Cerasuola, Biancolilla, Nocellara) affondano nello stesso territorio, uno dei più vocati all’agricoltura di qualità in Italia, e trovano negli stessi produttori di Perricone ambasciatori d’eccellenza di oli evo non meno affascinanti.
Colore rubino, quasi impenetrabile, siamo di fronte a un vino molto coerente nelle sue manifestazioni, che si caratterizzano per le ricche note di frutta più o meno matura e interessanti evoluzioni.
Lo si vede subito con l’interpretazione di Porta del Vento (Camporeale), anno 2011, dove il tempo dona grandissimo equilibrio e un tannino perfettamente integrato; oppure con la prima annata (2015) di Feudo Disisa (Grisì), caratterizzato dalla freschezza di erbe aromatiche e discreta balsamicità. O ancora con Caruso & Minini (Marsala) che scommettono su ben 5 ettari vitati a Perricone e producono un vino morbidissimo per un affinamento in acciaio e vetro. Per non parlare di Feudo Montoni (Cammarata), che a 500 m s.l.m. con vinificazione bio, ha in freschezza e tannini la promessa di un lungo, grande futuro; o di Fondo Antico (Trapani), dove il frutto è croccante e la dolcezza evolve verso una bella sapidità.
Tre cultivar di olive (Cerasuola, Biancolilla, Nocellara) affondano nello stesso territorio, uno dei più vocati all’agricoltura di qualità in Italia, e trovano negli stessi produttori di Perricone ambasciatori d’eccellenza di oli evo non meno affascinanti.