Pantelleria è uno degli ultimi paradisi della natura da salvare. Impervia, spettacolare, senza compromessi. Odiata da chi ama la vacanza “facile”, le partite a racchettoni, i lounge bar stile Ibiza e le lezioni di ginnastica acquatica, amata da coloro che desiderano vivere in pace ritrovando il piacere della vita spartana, delle immersioni nel blu, della possibilità di restare isolati sugli scogli anche a ferragosto. Nessun ristorante modaiolo, nessun cerebroleso che spende uno stipendio e ore di coda per vedere il cialtrone pseudovip da Grande Fratello nel locale “Sopravento” o “Sottovento” di sorta, come accade in altre latitudini mediterranee. Pantelleria è un vulcano sopito mai spento, è la perpetua concretizzazione del primato della natura sull’uomo; è l’isola del vento dove il millenario soffio incessante e impetuoso ha forgiato terra, piante, rocce e uomini. A Pantelleria il vino è antico quanto l’isola. In principio fu il rosso Pignatello, poi il bianco arabo Zab?b, alias Zibibbo. Gli uomini del vino di Pantelleria, quelli veri, nulla hanno a che vedere con le star del rock o del cinema che ivi hanno deciso di acquistare un paio di ettari di vigna quale status symbol alternativo. Essi hanno la schiena spezzata dalle ore passate chini a potare gli alberelli rinchiusi nelle cavità protette dallo scirocco, perché la terra è bassa ovunque, ma in nessun luogo è bassa come lo è qui. Quando conobbi Salvatore Murana capii fino in fondo quale possa essere l’attaccamento viscerale tra l’uomo e la terra. Salvatore è un poeta del vino che ama la sua isola come non potrebbe amare nessuno e nient’altro al mondo. Il suo carattere estremo, le sue amabili spigolosità e il suo cuore senza confini hanno generato, come accade a tutti i Grandi, schiere di fautori e pattuglie di invidiosi e ottusi detrattori. La qualità media espressa dai passiti isolani non è certamente elevata, ma il bicchiere Murana è diverso: incarna a tutto tondo la potenza della terra vulcanica, la sua seduzione, la sua immensità. Da decenni i suoi Martingana, Khamma e Mueggen sono celebrati dai palati sapienti di tutto il mondo e collocati ai vertici della qualità nell’insieme dei vini dolci internazionalmente prodotti. La sua gamma d’eccellenza, da alcuni anni, si è arricchita di un vino, il Creato, per il quale ogni paragone diviene ingeneroso. Nel marasma del Vinitaly appena concluso, l’assaggio del Creato 1980 ha rappresentato un’oasi di appagamento sensoriale, generando la sensazione di totale “quadratura del cerchio”, rara fusione di tipicità, struttura, complessità e perfezione tecnica. Zibibbo di concentrazione impressionante, offre una bevibilità assoluta grazie al perfetto equilibrio tra l’enorme residuo zuccherino, suadente padrone dell’attacco gustativo, e la lunga scia minerale fresca e sapida. Il complesso dell’aromaticità retrolfattiva è inebriante, inafferrabile nel suo continuo vorticare: c’è tutta la balsamicità della macchia mediterranea resa austera da un profilo terziario scuro e profondo. Il Creato riunisce in un bicchiere i quattro elementi naturali, potente come l’acqua, caldo come il fuoco, leggero come l’aria, solido come la terra. Una perla enologica tutta da scoprire, magari al tramonto della Montagna Grande, ciclopico guardiano silente della natura pantesca.
Salvatore Murana
Contrada Khamma
Pantelleria (TP)
Tel. 0923 915231