Velletri è un comune situato nel sud della provincia di Roma nel cuore della zona dei Castelli Romani. La sua posizione geografica, a metà strada tra Roma e il litorale laziale, l’ha reso un luogo strategico e facilmente accessibile dal punto di vista commerciale fin dall’epoca romana, oggi è una rinomata meta turistica grazie ai numerosi monumenti e luoghi di interesse. I suoi confini territoriali sono ben definiti, comprendendo una parte della zona collinare dei Castelli Romani e una porzione più pianeggiante verso sud, sull’ultima collina prima dell’Agro Pontino primeggia l’azienda vinicola Colle di Maggio.
La cantina affonda le sue radici negli anni Sessanta, fondata da Domenico Tulino, un avvocato appassionato d’arte che spesso ospitava artisti del calibro di Mario Schifano e Giorgio de Chirico, personaggi illustri che prendevano spesso la propria ispirazione dal paesaggio sorseggiando un buon vino. Domenico è stato un uomo che guardava oltre, nonostante l’enologia laziale fosse arretrata nella cartina italica, lui nella vigna ricercò la qualità rompendo gli schemi e impiantando vitigni internazionali. Alla morte dell’avvocato successe la sorella Pina, una suora impegnata come missionaria in Eritrea dove tuttora lavora e risiede, ne conseguì un costante declino dell’azienda.
Con la struttura in un totale stato di abbandono, la Famiglia Bagaglini nella figura di Tonino decise per la sua acquisizione, segnando anche un ritorno alle proprie radici velletrane. Da quel giorno è iniziato un lavoro certosino e di grande pazienza con cinque anni di silenzio prima di entrare in commercio, dapprima un recupero delle vigne cinquantenarie, con la presenza di vitigni autoctoni, italici e internazionali, successivamente una fase di sperimentazione alla ricerca della qualità con accurate selezioni, dai vasi vinari in legno, cemento e ceramica, nonché l’utilizzo di nuove tecniche di vinificazione integrale, ma anche un’attenzione quasi maniacale alla veste che suggella il lavoro con stile artistico.
Un approccio economicamente con dei rischi, ma che è stato ripagato con grandi soddisfazioni, tanti premi e riconoscimenti in soli due anni e mezzo di commercio, dal Premio Angelo Betti del Vinitaly, alle valutazioni qualitative di James Suckling e della guida Bibenda. Colle di Maggio rappresenta un “unicum” in grado di regalare un sogno che travalica i confini regionali per sostenere una filosofia che abbraccia tre concetti che costituiscono la spina dorsale di tutta la sua produzione: la Qualità, il Bello e l’Arte.
La produzione vinicola è sviluppata su tre linee produttive, ognuna con la sua verità e una specifica veste ispirata alla natura e all’arte:
Prima Linea guarda in alto ed è ispirata alle stelle e costellazioni, fortemente voluta per avere un vino con personalità ma vissuto nella quotidianità, un premio alla conclusione della giornata lavorativa;
Linea premium con le etichette realizzate dall’artista locale ma di fama internazionale Agostino De Romanis nelle quali fa riferimento ai quattro elementi;
infine Linea Cru, le etichette sono sviluppate grazie ad una collaborazione con il liceo artistico "Cesare Battisti" di Velletri all’interno del progetto Alternanza scuola-lavoro, collaborazione fortemente voluta da Sabrina, moglie di Tonino.
Il viaggio degustativo che segue è di sei vini, un bianco e un rosso per ogni linea produttiva. Tutti i vitigni poggiano su un terreno vulcanico attualmente attivo ma quiescente, il Vulcano Laziale, un terreno friabile, sabbioso e drenante che permette all’apparato ipogeo di infiltrarsi in profondità e beneficiare dell’elevata quantità di potassio presente, senza il pericolo di ristagni d’acqua. Chi segue tutta la filiera produttiva dalla cura in vigna al lavoro in cantina è l’enologo Angelo Giovannini, i vini vengono creati in rigoroso regime biologico.
Sirio 2023
Igp Lazio - Gr. 13%
Chardonnay, Bombino
Un brand tra un vitigno internazionale francese ed uno autoctono, entrambi impiantati oltre cinquant’anni fa con l’esposizione est ovest che evita i danni da irraggiamento. Dalla raccolta a mano segue una pressatura soffice, decantazione statica, fermentazione controllata in acciaio, tecnica del batonnage con la rimescolatura delle fecce fini, se necessaria una chiarifica, filtrazione e rifinitura in bottiglia per sei mesi.
Color giallo paglierino luminescente, al naso un bel gioco tra frutta tropicale e mela golden, un po’ di susina e biancospino, un agrumato di mandarino con la ricerca della purezza del frutto, di sottofondo una scia di frutta secca. Al sorso è ineccepibile la sensazione salmastra e un’acidità viva, questa ricchezza iodata che concede profondità e capacità gastronomica, la morbidezza è un po’ in disparte anche per un naturale peccato di gioventù.
Si abbina bene con tutta la famiglia dei crostacei, dal gamberetto alla cicala di mare.
Orione 2022
Igp Lazio - Gr. 13%
Syrah, Merlot
In loco dicono “il Syrah viene di tacco”, un modo per indicare l’estrema compatibilità di questo vitigno col luogo e l’importante risultato qualitativo. Dopo la raccolta per i primi giorni viene mantenuta l’uva in fermentazione molto bassa per estrarre il colore, poi si alza la temperatura e con la tecnica del delestage, che consente di migliorare gli scambi tra la fase liquida e quella solida permettendo un maggior scambio di ossigeno, si ottiene un legame più stringente col colore. Finita la fermentazione viene svinato e posizionato in vasche di cemento per otto mesi con le fecce fini, successivamente decantato e imbottigliato.
Rosso rubino con ricordo violaceo. In grande evidenza la frutta rossa, dalla visciola alla marasca sotto spirito, dal lampone all’arancia sanguinella, è presente una speziatura che richiama il pepe rosa, un sottofondo di macchia mediterranea e pennellate vegetali. Al palato un’acidità composta che accompagna la sapidità, una sensazione di ciliegia al gusto, un tannino sottile e chirurgico, possiamo definirlo “sartoriale”, nel finale un gradevole timbro balsamico fruttato.
Ben si sposa con la carne, ma soprattutto con le zuppe di pesce, il cacciucco livornese o il brodetto marchigiano nelle sue varie declinazioni.
Vèlia 2021
Igp Lazio - Gr. 13,5%
Chardonnay, Fiano
Il nome Vèlia ha molteplici interpretazioni, tra le quali il nome di una divinità adorata dagli etruschi col significato di abbondanza del raccolto.
Uve raccolte a mano, si inizia con lo Chardonnay perché ha una maturazione anticipata rispetto al Fiano. Sono vinificati singolarmente, la fermentazione alcolica è in acciaio a temperatura controllata, l’affinamento in botti di rovere di Slavonia da 10 hl per oltre 18 mesi, successivamente assemblaggio in botte di legno più grande per un tempo variabile, infine filtrato e imbottigliato.
Un giallo più concentrato verso il dorato con cornice paglierina. È presente una parte burrosa e toni di frutta tropicale, sempre molto presente la nota minerale salmastra vulcanica, un olfatto ampio e complesso con richiami boisé, di pesca tabacchiera, magnolia, pepe bianco e una punta di zenzero. Grande freschezza e sapidità che ben si armonizzano con la componente morbida, lasciando la bocca gustosa che richiama il sorso e il cibo.
In abbinamento dalla semplice bruschetta burro e alici, a piatti più importanti come una lasagna di carciofi.
Èstia 2021
Igp Lazio - Gr. 13,5%
Merlot, Cabernet Sauvignon
Anche il nome Èstia è riferito ad una divinità greca associata all’abbondanza del raccolto.
La lavorazione iniziale è simile a quella del vino Orione, raccolta a mano, fermentazione a freddo e delestage. Dopo la svinatura il vino incontra il legno per 24 mesi, botti di rovere di Slavonia da 15 hl fatte su misura, proprio dal pensiero di questo vino è nata una collaborazione con un grande mastro bottaio italiano.
Color rubino con riflessi granata. La frutta è presente ma spicca principalmente la parte speziata e boschiva, la mineralità è incentrata sulla grafite, poi note di resina, rabarbaro, china, alloro e violetta appassita, un leggero accenno di cioccolatino che si lega all’amarena. In bocca buon bilanciamento fresco-sapido, il tannino è la cornice perfetta di questo quadro, molto elegante.
Un vino che invoglia ad un barbecue di salsicce e arrosticini.
Lunapigra 2021
Igp Lazio - Gr. 13,5%
Chardonnay, Fiano
Un vino premiato nella guida Bibenda 2025 tra i 10 Migliori Vini dell'anno, un’opera di arte liquida accompagnata da una splendida etichetta, la luna rappresentata come una donna con lo sguardo un po’ assente, quasi addormentato, e le forme riprendono la figura tondeggiante della luna.
L’uva è sempre raccolta a mano e raffreddata, ma la fermentazione è svolta nelle barrique francesi a temperatura controllata con l’uva integra e diraspata per 20/40 giorni, una volta svinato compie vari passaggi di botte: quasi un anno di barrique dove si sviluppa una microssigenazione, botte da 10 hl di Slavonia per un altro anno, infine botte più grande per la sintesi conclusiva prima dell’imbottigliamento.
Dorato brillante e archetti pigri nel bicchiere a richiamare il nome del vino. Ventaglio di profumi eleganti e ampio, dai sentori di frutta esotica alla sensazione dell’alice sotto sale, un tocco burroso e soffi balsamici, note di succo di pera, nocciola tostata a ricordare il torrone, senape, mineralità potente con pennellate fumé. All’assaggio una piacevole morbidezza che avvolge la freschezza e l’acidità in un perfetto equilibrio, finale lungo e coerente.
È possibile abbinarlo ad un piatto di pesce particolarmente elaborato, ma anche una tartara di carne con l’uovo o una cotoletta panata.
Neroparadiso 2022
Igp Lazio - Gr. 13%
Syrah
La realizzazione della progettazione per l’etichetta del vino Nero Paradiso è stata realizzata pensando proprio all’ossimoro tra nero e paradiso, utilizzando l’angelo del dipinto di Cabanel messo a confronto con uno sfondo scuro e nero che rappresenta l’opposto del paradiso. Fa da cornice un tappo in lacca rossa.
In vigna è utilizzato un sistema per aumentare l’effetto riflesso del sole e pigmentare anche i grappoli nascosti. L’idea di questo vino nasce come progetto di sperimentazione con l’utilizzo delle anfore. Inizialmente l’uva diraspata fu messa in tre diverse tipologie di anfore: terracotta, ceramica e clinker, tutte della capacità di 300 litri, i risultati hanno suggerito di proseguire con le anfore di Tava e fermentazione al 50% coi raspi. La rifinitura è 12 mesi in anfora e successivamente un passaggio in cemento che precede l’imbottigliamento.
Rosso rubino dal tono violaceo con una trasparenza accogliente. Un olfatto variegato, dai frutti rossi al chinotto, suggestione di arancia sanguinella, ginepro, nota vegetale e ferrosa, un pepe dolce aromatico e grafite. Sorso fresco-sapido in completo equilibrio, il tannino ben integrato assume connotati più importanti, il tutto accompagnato da una morbidezza che risulta cremosa e balsamica.
Ampia libertà di scelta gastronomica, dal cinghiale alla cacciagione.
Infine abbiamo avuto il piacere di assaggiare la nuova annata dell’olio EVO di Colle di Maggio su una fetta di pane. Un blend di Leccino, Pendolino, Frantoio, Itrana e Ritonnella. 600 piante trattate e lavorate in regime biologico, olive raccolte precocemente, macinate con metodo tradizionale a pietra e estratte a freddo con impianto moderno. Un verde tendente al dorato, offre ricordi di carciofo, erbe aromatiche e pomodoro maturo. Al palato una leggera piccantezza con la nota amaricante in evidenza. Da provare su vellutate di legumi o zuppa di cavolo nero.
In degustazione siamo stati lieti di aver assaggiato sei vini, è palese che ciò che li accomuna è il gioco fresco-sapido caratteristico delle zone vulcaniche, ma anche un profondo equilibrio merito del lavoro svolto. Ogni etichetta presenta una spiccata personalità e una specifica identità tanto all’interno quanto all’esterno, segno di grande professionalità, la loro capacità gastronomica li rende ideali per una bella cena tra amici.
Gabriele Torcigliani
Colle di Maggio
Via Passo dei Coresi, 25
00049 Velletri RM
Tel. 06 87803984
info@colledimaggio.it
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