Venerdì scorso scrivevo, dagli States, sull’onda dell'iniezione di fiducia che la positiva, ennesima esperienza di docenza oltreoceano mi aveva regalato. L’aver ripagato le aspettative degli allievi, elevatissime poiché ero l’Italian wine lecturer dell’occasione, mi dava grandi gioie e mi faceva sentire parte di quella bella e sana Italia che all'estero é stimata e rispettata. Non è tutto così nero, mi dicevo. In fondo, è solo questione di ottimismo. Yes, we can.
Fino al check-in.
Poi, il ritorno alla dura realtà. Sul volo di ritorno, il mio vicino, che avevo notato all’imbarco sfogliare una copia di Wine Spectator, e con il quale speravo di scambiare qualche opinione sul vino worldwide, mi parla: “I love Italy... ehm...what about Polverini?” No, non è possibile. Due anni fa, altro volo di rientro, la domanda fu simile, ma con soggetto diverso: “what about Mr. Berlusconi and Bunga Bunga”? Penso con orrore a cos’altro potrà succedere da qui a marzo, data del prossimo viaggio.
Speriamo non mi chieda quale fosse il vino ufficiale dei festini con maiali e bovini, pensavo... avrei istintivamente risposto, solo per immeritata ma campanilistica difesa d’ufficio “that today's popular wine made in England with grapes powder, sold as tipical Italian wine, Sir”.
L’entusiasmo per aver visto un’italiana orgogliosa, operosa, vincente, portatrice di qualità, era vanificato da una domanda che riassume quanto la beceraggine e la pochezza di chi ci guida possano massacrare la quotidiana e qualificata opera della gente semplice.
Per dieci giorni ero entrato nel limbo, ora rientro nell’arena tricolore.
Politici e pubblici amministratori corrotti, arroganti, lerci, sozzi, volgari, rapinatori del bene pubblico, diffusa impunità. Quando l’illegalità pervasiva e impunita si fa consuetudine, diviene essa stessa fonte del diritto, con il terribile rischio dell’assuefazione da parte di chi la subisce. La legalità non può essere imposta, essa deve permeare la quotidianità della convivenza civile di un popolo.
Popolo che critica violentemente la corruzione ma nella quotidianità la sostiene cercando voti e tentando la scorciatoia della raccomandazione e della conoscenza.
Educazione civica e cultura della legalità. Ecco ciò che ci manca. A partire dai parcheggi selvaggi, dall'occupazione dei posti riservati ai disabili, alla scortesia, al non rispetto, al frodare lo Stato dimenticando che esso non é un’entità astratta, ma un mosaico di individui che convivono in un territorio.
Nel nostro meraviglioso mondo del vino legalità é non mettere primitivo nel Brunello, non perché non possa magari in tal modo essere più buono, ma per non calpestare la dignità silenziosa di generazioni di contadini che hanno dato braccia, schiena e anima alla terra del Sangiovese.
L’Italia che lavora davvero, vessata, tassata, rapinata e vilipesa: questa Italia deve decidere la direzione, per non finire come l’asino di Buridano, che moriva per l’incapacità di assumere una decisione tra le due opzioni che aveva per sopravvivere. Un’attualissima metafora filosofica del Trecento. Cultura della legalità e della qualità da un lato, rassegnata accettazione di una Caligoliana fine dell’impero per poi subirne uno nuovo e peggiore.
Questa é la scelta. La prossima volta parlerò solo di vino, lo prometto. Prosit.