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La qualità, figlia del coraggio e della passione
Pubblicato il 05/10/2012
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Ho avuto l’onore e il privilegio, unitamente all’amico e collega Paolo Lauciani, di condurre la degustazione conclusiva del Congresso dell’Associazione Italiana Sommelier. Non capita tutti i giorni di degustare una verticale di Krug, soprattutto se essa viene esaltata e corroborata dalla viva voce di Olivier, patron, direttore e autorevole discendente della più incredibile stirpe di produttori champenoise.

Krug non è solo un grande Champagne, è il paradigma della qualità. Spesso associamo la qualità esclusivamente al rigore tecnico e alla esasperata applicazione di tecnologie. Le parole di Olivier, intense ed emozionanti, ci hanno piacevolmente riportato con i piedi per terra. La storia di Krug e la sua affermazione quale leader degli Champagne traggono origine da un atto di coraggio di Joseph, pluritrisavolo di Olivier, che seppur felicemente inquadrato nell’allora più importante maison del territorio, Jacquesson, e da essa strapagato, seppe lasciare tutto per seguire il suo sogno: realizzare uno Champagne che fosse, ogni anno e per l’eternità, considerato da tutti, esperti e neofiti, il migliore in senso assoluto. La ricetta, ideata allora e oggi vigente (e vincente), è semplice: ogni cuvée, ogni anno, viene realizzata unendo almeno dieci annate diverse, tutte di grande livello.

Riassumendo: il meglio del meglio. In tempi più recenti il mito della qualità totale ha pervaso il mondo industriale. Essa è divenuta uno slogan spesso abusato e ancor più spesso smentito dalla realtà. All’inizio degli anni ‘80 la Fiat, ad esempio, ne fece un vero e proprio must, affidando progettualità, ideazioni, marketing a rigidi burocrati, tristi e cupi, che hanno sfornato le più inguardabili e inefficienti autovetture che la storia della motoristica possa ricordare, sin dai tempi della macchina di Cugnot. Tecnologia esasperata, linee robotizzate, gestione assiomatica della filiera. Mancava un elemento: la passione, che è la dinamite della vita, l’ossigeno della qualità e il volano dell’entusiasmo. Tutte le vere storie di qualità, da Ferrari ad Armani, da Cucinelli ad Angelo Gaja, traggono la loro origine da scelte coraggiose e dalla passione così forte da superare le avversità, le invidie, e capace di generare un proselitismo tale da rendere ciò che si è creato replicabile, perciò immortale. Anche le più belle ed emozionanti opere d’arte non sono figlie di un progetto tecnico, pur essendone la tecnica un requisito fondamentale: esse nascono dalla spinta della passione, dal travaglio, dall’espressione dei sensi.

La passione e il coraggio sono il comune denominatore tra l’arte e la tecnica. Per questo, un bicchiere di Krug è un’opera d’arte.

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