Più volte, citando aneddoti, fatti, storie inerenti il mondo del vino, ho utilizzato le parole “uomo”, “uomini”. “Il vino è frutto della terra e del lavoro dell’uomo...”, e così via. È assai difficile, negli scritti giornalistici e didascalici relativi al questo nostro splendido cosmo vinicolo leggere la parola “donna”. Certo, molto spesso il termine “uomo” indica il genere umano nella sua complessità, ma nei giorni di vendemmia e di vinificazione, nel tempo corrente in cui la materia prima si trasforma in vino, quando cioè la fatica e il lavoro profusi in vigna diventano linfa viva, profumata e succosa, ritengo doveroso pensare alle Donne del vino. Ne conosco tante, mogli operose e silenziose di più celebri mariti, le quali, lontano dai riflettori, conducono quotidianamente il lavoro aziendale, potano ettari di vigna, raccolgono quintali di uva riuscendo, nel contempo, a essere madri e compagne leali, motrici dell’azienda come del focolare domestico.
Il mondo del vino deve molto alle donne ed è bene ricordarlo proprio nel momento in cui i risultati di un anno di lavoro diventano evidenti e tangibili. Troppe volte noi uomini tendiamo al protagonismo e troppo spesso dimentichiamo che dietro al nostro successo c’è l'insostituibile sostegno che solo il genere femminile è in grado di donare.
Queste riflessioni traggono ispirazione dalle impressionanti cronache che in questi giorni evidenziano una recrudescenza raccapricciante che la violenza nei confronti delle donne ha avuto nel nostro paese.
Centotré donne uccise da uomini beceri e ottusi che non hanno saputo accettare di essere lasciati, o che più semplicemente ma orribilmente non sopportano che la propria compagna possa legittimamente sentirsi indipendente ed emancipata nella propria quotidianità.
È la consacrazione della manifesta superiorità del genere femminile, capace di lavorare in silenzio, di amare senza compromessi e di continuare a farlo nella sopportazione di violenze e soprusi. Il nostro sarà un mondo migliore quando noi uomini capiremo tutti che la brutalità verso le donne non è altro che l’espressione più evidente della nostra sconfitta e povertà spirituale.