Ormai definitivamente tramontata la ventennale e assurda diatriba fra “tradizionalisti” e “innovatori”, nelle terre del Barolo finalmente si parla di qualità assoluta. Si è ormai compreso che la qualità di un vino non risiede nella scelta della capacità volumetrica di un contenitore, ma nel sapiente utilizzo di esso come strumento tecnico di cantina: Barrique o botte grande non sono due partiti politici, né ideologie.

La straordinaria crescita qualitativa che ha vissuto il Barolo negli ultimi vent’anni non è assolutamente da attribuirsi al l'introduzione di “tecniche innovative”, ma al proliferare, dagli anni ‘80 in poi, di produttori attenti alla qualità assoluta prima in vigna e poi in cantina. Qualità indipendente dalle scelte stilistiche. Prima di allora il blasone del Barolo era tenuto in auge da uno sparuto gruppo di Grandi, vignaioli e vinificatori in grado di leggere e interpretare nel modo corretto quello straordinario e unico patchwork di microterroir chiamato Langhe, e di domare uno dei vitigni più scorbutici e affascinanti del Creato, il Nebbiolo. Un gigante di questo habitat si chiamava, e si chiama, Bruno Giacosa. Maestro del Barbaresco e del Barolo, sempre lontano dai riflettori, vero piemontese schivo e lavoratore. Splendidamente affiancato dalla figlia Bruna, ci regala da una vita delle vere e proprie pietre miliari, archetipi e paradigmi della qualità in terra di Langa. Sono piccole riflessioni scaturite a seguito dell’assaggio di un vino che considero una delle massime espressioni di sempre del Barolo, la Riserva Falletto di Serralunga 2001. Un vino che è tradizione ma non archeologia, in grado di esprimere il fascino austero del territorio e una impareggiabile perfezione tecnica. Emozionante oggi, godibile per i prossimi cent’anni.

Bruno Giacosa
Via XX Settembre, 52
12057 Neive (CN)
Tel. 0173 67027
www.brunogiacosa.it
brunogiacosa@brunogiacosa.it