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Vino da meditazione per riflettere e per votare
Pubblicato il 22/02/2013
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Domani sarà pausa di riflessione. Poi, il voto. Da sempre associo istintivamente il termine “riflessione” alla pausa pre-elettorale. Retaggio, forse, di vecchia passione per lo studio dell’educazione civica e dei suoi fondamenti. La solidarietà politica, caposaldo della civil convivenza nelle società democratiche, prevede che l’esercizio del voto non sia solo un diritto, ma anche, e soprattutto, un dovere. Il non voto non è protesta, è lassismo e superficialità. È autoemarginazione, parassitismo e mancanza di rispetto per chi nel passato ha lottato anche a costo della vita per acquisire il diritto di libere elezioni.

Libertà è partecipazione, diceva Gaber, moderna e sintetica incarnazione del pensiero universale di Locke e della filosofia Kantiana. Proprio Kant individuava nella libertà, nell’uguaglianza e nell’indipendenza i valori fondamentali della società. E non vi è nulla di concettualmente più libero, paritetico e indipendente del diritto di voto. Mai pausa di riflessione preelettorale fu più difficile e imbarazzante di questa.

La deformazione professionale mi impone di associare al termine “riflessione” il vocabolo “meditazione”. Nell’ormai lunga carriera enoica, ho sempre provato una latente avversione nei confronti del concetto di vino “da meditazione”, preferendo tendenzialmente attribuire alla nostra bevanda di riferimento un ruolo di veicolo per la socializzazione. L’atto del meditare è raccoglimento, silenzio, beata solitudo.

Nel dramma della pochezza di uno Stato allo sbando, e nel disorientamento totale, forse per la prima volta capisco però cosa sia davvero un vino da meditazione, o perlomeno cosa possa essere. È un vino dal grado alcolico importante, tale da far cadere sovrastrutture, preconcetti e paure. Avvolgente e complesso, dove riconosco nettamente molti aromi per individuare quello a me istintivamente più familiare.

Forse può essere così anche domani, seguirò l’istinto verso ciò che istintivamente mi ispira, perché anche dietro la pochezza, la maldestrìa o il cinismo di un leader possono esservi figure valide e proposte sensate. Le cose si migliorano con l’attività e con il tempo, non con la lamentela sterile e la fuga. Ecco la Strada. Via i freni inibitori, largo all’istinto e alla voglia di fare. Le rivoluzioni più efficaci e durevoli sono quelle operate all’interno della società, da attori e non da spettatori, senza violenza ma con l’affermazione delle idee attraverso i fatti.

Un grande Porto Vintage Quinta do Vesuvio, il più ricco e seducente tra i vini liquorosi, uno dei più grandi vini del mondo in senso assoluto, ha saputo ispirarmi queste riflessioni. Esso è vita, nel bicchiere. Potente, elegante, longevo. Poi, è rosso profondo, l’etichetta è bianca e i caratteri sono neri. Par condicio.

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